Climatizzatori, arriva il divieto ‘eco’

Obiettivo inquinare meno: secondo uno studio le emissioni causano mille morti l’anno

NAPOLI – E’ una norma destinata a fare scuola quella varata dal Comune di Modena. Per ridurre le dispersioni di energia e contenere il consumo di combustibili da ieri è in vigore l’ordinanza che impone di tenere chiuse porte e finestre dei locali climatizzati. L’obbligo si applica a tutti gli edifici, ma riguarda in particolar modo gli esercizi commerciali che, in molti casi, hanno l’abitudine di tenere sempre aperti gli accessi dall’esterno, anche quando è acceso l’impianto di condizionamento, generando così un significativo aumento del consumo energetico. L’ordinanza va nella direzione del taglio dei consumi del gas fissato dall’Unione Europea ed è valida anche per l’inverno, quando mantenere le porte aperte al freddo causa una dispersione di calore richiedendo, di conseguenza, maggiore energia per mantenere la temperatura desiderata. Nel caso di porte soggette a frequenti aperture si consiglia, quindi, l’installazione di lame d’aria, che non sostituiscono le porte chiuse ma hanno la funzione di contrastare la fuoruscita di aria, fredda o calda a seconda delle stagioni, nelle fasi di apertura delle porte. Cosa rischiano i trasgressori? La violazione delle prescrizioni comporta il pagamento di una sanzione amministrativa fino a 500 euro.

LA DIFFUSIONE
Quasi una famiglia su due (il 48,8%) ha un condizionatore e il 28,5% in estate lo accende tutti i giorni. Stando al report Istat sui consumi energetici delle famiglie nel 2021, nei mesi caldi gli apparecchi sono accesi in media sei ore e 17 minuti al giorno: tre ore nel pomeriggio, poco più di due ore di notte e circa un’ora la mattina. La diffusione varia da regione a regione: il 51,2% nel Mezzogiorno, il 49,1% al Nord, il 44,2% al Centro. Il 35,3% delle famiglie lo attiva qualche giorno a settimana; un quarto (il 24,1%) solo occasionalmente o mai.

QUANTO INQUINA
Secondo uno studio condotto dagli esperti dell’Università di Wisconsin-Madison, pubblicato nel 2017 dalla rivista Environmental Science & Technology, l’elettricità usata per avere l’aria condizionata in casa, nei giorni in cui fa troppo caldo, causa un aumento delle emissioni di gas nell’atmosfera, tra cui l’anidride carbonica. Oltre a questo dato troviamo poi l’impatto dell’inquinamento derivato dai condizionatori sulla salute umana. I ricercatori hanno registrato le temperature medie giornaliere e, parallelamente, rilevato le emissioni regionali di ossido di azoto, diossido di zolfo e anidride carbonica. Hanno evidenziato che quando la temperatura media giornaliera si innalza di 1°C, le emissioni inquinanti riversate nell’atmosfera aumentano del 3,5% circa. I ricercatori hanno stimato una media di 13.000 casi di morte l’anno provocati dall’aumento di Pm2,5 nel solo periodo estivo e almeno mille di queste morti sono causate dall’aumentato sfruttamento di combustibili fossili necessario per climatizzare gli edifici.

EDIFICI VECCHI
L’ecologia è anche, e soprattutto, risparmiare energia, partendo da piccole e grandi soluzioni relative alla vita domestica. La riqualificazione energetica del patrimonio edilizio è una delle chiavi strategiche globali per affrontare le principali emergenze al centro del dibattito pubblico, dalla crisi climatica a quella socioeconomica, dal perdurare dei conflitti al caro bollette. Il settore edilizio è tra i maggiori responsabili del cambiamento climatico, secondo il “vecchio Piano Nazionale Integrato Energia e Clima” infatti incide con il 17,4% delle emissioni totali causate non solo dalle fonti fossili utilizzate nel settore, ma anche dallo stato di inefficienza che permette forti dispersioni di calore costringendo famiglie, scuole e uffici a utilizzare il riscaldamento più di quello che sarebbe necessario rispetto ad un edificio ben coibentato. Secondo la Relazione annuale sulla situazione energetica 2020 del MiTE, tra le diverse voci di spesa, ad incidere di più è il riscaldamento delle abitazioni, con 21,32 Mtep, pari al 67% degli usi domestici, mentre il restante 33% è destinato ad altri usi quali l’acqua calda sanitaria, il raffrescamento (voce destinata a crescere per le temperature sempre più alte), l’illuminazione e le apparecchiature elettriche.
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