Comunali a Napoli, il caos dalla ‘A’ alla ‘Z’

I protagonisti, anche a sorpresa, le tradizioni pericolose e l’assedio agli elettori

La pizza ‘poco galante’ che ha dato il via alla campagna di Manfredi con Ciarambino, Di Maio e Conte

NAPOLI – L’alfabeto delle elezioni comunali di Napoli 2021: a pochi giorni dal voto, ecco il glossario di questa campagna elettorale, scannerizzata dalla a alla zeta.
A come Armando, detto Cesaro: Maresca gli ha fatto un favore, espellendolo dal centrodestra al primo minuto di gioco. Lui ha gradito il gentile omaggio, ha “pazziato” un po’ con Azzurri per Manfredi, poi si è defilato. Non pervenuto.
B come Bassolino. Nonno Antonio ha le pile duracell nello zainetto. Comizi in piazza, nei caseggiati, nei cortili, negli ascensori. Qualcuno giura di averlo visto comiziare anche davanti allo specchio. Highlander.
C come Clemente. La candidata di Luigi De Magistris ha avuto il suo momento di gloria quando il sindaco (finalmente) uscente sembrava averla scaricata. Una settimana fa, Giggino è tornato a sostenerla con un post su Facebook e per lei è stata la fine. Chi l’ha vista?
D come De Luca (Vincenzo). Il presidente della Regione ha messo a disposizione di Manfredi una bella macchina da corsa, ovvero una marea di liste. Lui però non si è fatto vedere, mandando il suo vice alle manifestazioni con Manfredi. Distaccato.
E come Essere (Napoli). La civica superstite di Catello Maresca ha reso più effervescente la campagna elettorale con attacchi continui alla Lega, a Fratelli d’Italia, agli avversari, agli alleati, ai giornali. Irregolari.
F come Fratelli (d’Italia). Dominatori assoluti del ring elettorale. Botte, insulti, accuse reciproche, minacce di disgiunto, cambi al vertice, i meloniani partenopei hanno offerto il loro consueto contributo alla campagna elettorale. Contiamo su di loro per i tafferugli nei seggi. Certezza.
G come Gaetano (Manfredi). Candidato a sua insaputa, i suoi consulenti della comunicazione gli hanno suggerito di parlare il meno possibile, di evitare i confronti, sostanzialmente di non fare niente tanto i voti li raccoglie l’esercito di candidati che lo sostiene. A lui la cosa è riuscita alla grande: non ha fatto assolutamente niente. Se continua così fino alla fine, può farcela al primo turno. Se gli viene in mente di fare qualcosa, rischia di finire al ballottaggio. Disgiunto.
H come hotel. Rispetto alle campagna elettorali precedenti, pochi rinfreschi, poche tartine, pochi aperitivi. I candidati hanno destinato i fondi a disposizione ad attività elettoralmente più efficaci. Austerity.
I come insopportabili. Sono i candidati più insistenti, quelli che contattano più volte al giorno le stesse persone, chiedono giuramenti, impegni solenni, promesse di voto davanti a Dio. Irritanti.
L come Lega. Ci ha fatto letteralmente sognare: ha rinunciato al simbolo per mettere in piedi una civica, che è stata bocciata dal Tar e dal consiglio di stato. Ha inguaiato Maresca facendolo salire sul palco con Salvini e poi lo ha abbandonato a se stesso per un paio di presidenti di municipalità. Adesso i sedicenti leader locali del Carroccio tentano di far eleggere qualche candidato di altre liste per poi costituire un gruppo in consiglio comunale (i cosiddetti candidati da asporto). Fenomeni.
M come Martusciello (Fulvio). Si è ritrovato con una Forza Italia tutta da rifare, dopo l’arrivederci di Cesaro, ma non si è perso d’animo. Ha messo su una lista tutta nuova, ha bombardato ogni santo giorno gli scissionisti di Azzurri per Manfredi, può sperare in un risultato fino a due mesi fa impensabile. Irriducibile.
O come Osimhen. Non c’entra niente ma ricordarlo sempre è cosa buona e giusta. Capolista.
P come Pm (Maresca Catello). Non sappiamo quante volte si è chiesto “Chi me l’ha fatto fare?” Mentre vedeva liste bocciate, partiti dilaniati, candidati con la testa fasciata, zuffe per le presidenze di municipalità. Un po’ Forrest Gump, è andato avanti e spera in un ballottaggio che avrebbe del miracoloso. Ostinato.
Q come quoziente. Croce e delizia dei candidati al consiglio comunale, è il numero magico che indicherà quanti eletti avrà ciascuna lista. “A quanto scatta il quoziente?” è la domanda che toglie il sonno all’esercito di aspiranti consiglieri comunali e municipali. Incubo.
R come raggiro (elettorale). In queste ore, tantissimi candidati si stanno fidando delle promesse degli elettori, compilando tabelle che li vedono a quota diecimila preferenze a testa. La somma totale di questi “voti sicuri” ci dice che Napoli ha circa 15 milioni di abitanti. Miracolo.
S come sondaggi. Ne sono circolati di ogni genere, immancabilmente considerati oro colato da chi ne usciva bene e truffe da chi ne usciva male. Non si possono più pubblicare, ma continuano a essere commissionati, anche se tutti sanno che alle comunali difficilmente ci azzeccano. Ossessione.
T come tartine. Pochissime, vedi H.
U come ultimi appelli al voto. Stanno arrivando, preparatevi alla raffica finale. Ci saranno mozioni degli affetti, lacrime, colonne sonore, impegni solenni, sermoni melodrammatici. I vostri cellulari saranno ingolfati da messaggi whatsapp fastidiosissimi, i vostri social inondati di manifestini digitali. Flagello.
V come volantini. In queste ore ne vengono distribuiti tantissimi. Molti hanno il volto dei candidati, altri il programma, altri ancora sono stampati su carta filigranata dalla Banca Centrale Europea. Sono i più efficaci per convincere gli indecisi, ma pure i più rischiosi. Manette.
Z come zucchero e caffè. Insieme ai pacchi di pasta, sono ancora un must delle campagne elettorali. Tradizione.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome