Con Schiavone pentito possibili nuove indagini sull’agguato a Cangiano

CASAL DI PRINCIPE – Ad ottobre saranno trascorsi 36 anni dall’agguato ad Antonio Cangiano. Iscritto giovanissimo al Partito Comunista, si tuffò presto nella politica locale riuscendo a diventare vice-sindaco nel Comune di Casapesenna. Era il 4 ottobre 1988 quando gli uomini del clan dei Casalesi lo gambizzarono. E nonostante l’impegno profuso dall’Antimafia, chi diede l’ordine e chi ha premuto il grilletto non hanno ancora un nome. Anche se si tratta di un raid di piombo da incastonare nelle logiche criminali del mondo casapesennese, dove è stata forte l’influenza di Vincenzo Zagaria ed è ancora forte l’incidenza di Michele Zagaria, non è da escludere che Francesco Sandokan Schiavone possa essere a conoscenza di informazioni importanti riguardanti quell’episodio. Da capo del clan dei Casalesi è possibile che anche indirettamente sia stato messo al corrente del perché di quell’azione criminale.

Cangiano quando venne raggiunto dai tre proiettili che hanno condizionato la sua esistenza aveva 39 anni: stava passeggiando nella piazza principale del paese quando una persona gli si avvicinò coprendosi il volto con una giacca e fece fuoco con una pistola. Il politico del Pci venne soccorso da alcuni passanti e portato al Cardarelli di Napoli. A causa delle pallottole che colpirono il suo corpo rimase paralizzato. Nel 2003 la Dda chiese e ottenne l’arresto di Antonio Basco e Pasquale Spierto come possibili autori del raid eseguito su ordine di Vincenzo Maisto (deceduto), esponente del clan dei Casalesi guidato proprio da Sandokan. Per quale ragione l’amministratore fu ‘punito’? Perché, questa la ricostruzione dell’accusa, aveva cercato di bloccare alcuni appalti concessi senza gare regolari ad imprese vicine ai camorristi. Ma nel 2006 gli indagati vennero assolti.

Cangiano perse la vita nel 2009. Adesso la speranza è che Francesco Schiavone, svestitosi dai panni del boss per indossare quelli del collaboratore di giustizia, possa dare un contributo agli investigatori per riaccendere i riflettori su questo caso e assicurare i colpevoli alla giustizia. Intanto già oggi è possibile che la Dda annunci il primo deposito dei verbali di Sandokan nel processo a carico del padrino del suo primogenito: parliamo di Vincenzo Schiavone ‘o munaciello, accusato di associazione mafiosa e di aver rappresentato gli interessi imprenditoriali nel clan in alcuni appalti importanti come quelli, sostiene la Procura, ottenuti da ditte a lui connesse da Rete Ferroviaria Italiana.

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