Clan dei Casalesi e raid di piombo, agguato a Gustavo Bardellino: 2 indagati

Sotto inchiesta un ingegnere di Casapesenna e l'ex genero del boss Francesco Bidognetti

SAN CIPRIANO D’AVERSA – Luigi Diana, 47enne di Casapesenna, e Giovanni Lubello, 46enne originario di Casal di Principe: per la Dda di Roma potrebbero essere loro gli autori dell’agguato organizzato per uccidere Gustavo Bardellino, nipote del boss Antonio. Il 15 febbraio 2022 venne colpito alla spalla destra da uno dei due proiettili che gli furono esplosi contro con una pistola calibro 9×21.

Il tentato omicidio

La vittima, ora 43enne, si trovava nei pressi della concessionaria d’auto Buonerba, a Formia, dove lavorava, quando è andato in scena il raid di piombo. I residenti della zona, allarmati dai colpi, chiamarono subito il 112 e in poco tempo carabinieri e ambulanza giunsero sul posto.
A 17 mesi dagli spari, l’Antimafia della Capitale adesso è in grado di mettere nero su bianco i nomi di chi sarebbe coinvolto in quel tentato omicidio. E nel farlo è andata a tracciare l’ennesimo incrocio tra bardelliniani e il mondo che (indirettamente) orbita intorno al clan dei Casalesi. Per quale ragione? Perché l’indagato Giovanni Lubello è l’ex marito di Katia Bidognetti, figlia del capocosca Francesco, alias Cicciotto ‘e mezzanotte.

Il calabrese

L’indagine sull’agguato del 2022, condotta dai magistrati Luigi Spinelli e Francesco Gualiteri, ha coinvolto anche Vito Iacopino, 81enne originario di Palermiti (paesino della provincia di Catanzaro) e ora domiciliato a Formia, che è sotto inchiesta per favoreggiamento. L’anziano, dice la Procura, avrebbe aiutato personaggi legati alla criminalità organizzata ad eludere le indagini dell’autorità giudiziaria.

La nuova alleanza

Gli altri punti di tangenza tra bardelliniani e clan dei Casalesi sono stati documentati dal pubblico ministero Vincenzo Ranieri della Dda di Napoli nell’ambito di una complessa inchiesta, ancora in corso, affidata agli agenti del centro operativo della Dia partenopea e ai militari della guardia di finanza. Un’indagine che, sostanzialmente, si muove lungo due direttrici: la prima è tesa a verificare l’esistenza di un presunto patto tra i cugini Gustavo (la vittima dell’agguato del 2022) e Calisto Bardellino (rispettivamente figli di Ernesto e Angelo Bardellino, fratelli del boss Antonio) e la mafia ora attiva nell’Agro aversano (e andrebbe in senso opposto a quella relativa all’ipotizzato scontro tra formiani e Casalesi). I cugini si sarebbero interfacciati con Vincenzo Di Caterino ‘o piattar e Romolo Corvino. A questi ultimi, almeno dal maggio 2019, ha ricostruito la Dda, i Bardellino avrebbero versato parte dei proventi incassati dalle presunte attività illecite che conducono nel Basso Lazio.

Il mistero brasiliano

L’altra direttrice su cui si sta muovendo l’attività investigativa napoletana riguarda la figura misteriosa di Antonio Bardellino. Riaprire questa pagina è stato ritenuto necessario dalla Dda per comprendere la genesi di quella che appare un’alleanza a dir poco insolita (che cozza pure con l’agguato a Gustavo): ci riferiamo all’ipotizzato asse tra la famiglia Bardellino e i rappresentanti del gruppo che 35 anni fa avevano disposto il suo esilio (e quando qualcuno, ovvero Paride Salzillo, aveva tentato il ritorno in Terra di Lavoro, nel 2009, è stato ammazzato su ordine di Nicola Schiavone).

Per poter meglio svelare cosa ci sia dietro al presunto nuovo patto di mafia, la Dda è stata obbligata a riproporsi un interrogativo cruciale per capire la storia del clan dei Casalesi: Antonio Bardellino è stato realmente ucciso, come raccontato dai giudici del processo Sparatacus, per mano di Mario Iovine Marittiello su input di Francesco Schiavone Sandokan (il papà del Nicola che nel 2009 fece eliminare Salzillo)? Oppure, se non è ancora vivo adesso, Antonio Bardellino non è stato ammazzato nel 1988 in Brasile, ma riuscì a trovare un accordo con Iovine?

Gli elementi che ha in mano Ranieri, forniti dalla polizia e dalla guardia di finanza, ovvero fotografie, intercettazioni e varie testimonianze, spingono la Direzione distrettuale antimafia a ritenere possibile che il boss di San Cipriano, nato nel 1945, non sia stato assassinato in Brasile nel 1988.

La villa a Formia

La Dda, nel riaprire la caccia a Bardellino, si è imbattuta pure in quel Iacopino indagato dalla Procura di Roma per favoreggiamento. Per quale ragione? Perché sarebbe stato lui a comprare la villa a Formia di Antonio Bardellino. Riferì il 15 aprile scorso ai carabinieri di aver acquistato l’immobile da un criminale importante, la cui moglie si chiama Rita De Vita, donna che di tanto in tanto vedeva passare a Formia e con cui era rimasto in buoni rapporti.

Se prese quella casa è perché venne avvicinato direttamente da Bardellino, mentre entrambi, stando al racconto raccolto dai carabinieri, si trovavano a Santo Domingo. Il boss sanciprianese gli avrebbe proposto uno scambio: lui gli avrebbe dato la villa formiana e Iacopino avrebbe dovuto dargli la discoteca e alcuni alloggi che gestiva in Sudamerica. E il calabrese accettò la proposta.

Le perquisizioni

La Dda di Roma e quella di Napoli la scorsa settimana hanno disposto numerose perquisizioni in abitazioni e uffici situati tra l’Agro aversano e il Basso Lazio per trovare nuovi elementi in relazione proprio all’agguato a Gustavo Bardellino, e al presunto asse bardelliniani-Casalesi (che comprende il tentativo di far luce sulla scomparsa del mafioso sanciprianese). Tra gli immobili controllati, anche quelli di Diana e Lubello, da ritenere innocenti fino a un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile.
Durante questi controlli sono stati raccolti cellulari, documenti, computer e sono stati trovati anche un bunker a Formia, in un’abitazione riconducibile ai Bardellino, della droga, che per gli investigatori era nella disponibilità di Antonietta Bardellino (nipote del boss, indagata a piede libero), e una pistola a casa di Giuseppe Favoccia, soggetto che sostiene di aver visto Antonio Bardellino a New York nel 2010.

La pista sentimentale

Per quale motivo Luigi Diana, ingegnere originario di Casapesenna, che da anni ha ormai messo radici a Formia, potrebbe essere coinvolto nell’agguato a Gustavo Bardellino? Secondo l’ipotesi della Dda di Roma, la ragione sarebbe di natura sentimentale: il professionista potrebbe essere stato spinto a sparare a causa di una donna contesa. Per quanto riguarda Giovanni Lubello, invece, la Dda di Roma lo ha collegato anche lui all’agguato del febbraio 2022, grazie alle dichiarazioni rilasciate dal collaboratore di giustizia Vincenzo D’Angelo. Quest’ultimo ha informato i magistrati della Dda di aver appreso notizie sul tentato omicidio di Gustavo Bardellino da Carlo D’Angiolella (a processo per mafia), attuale compagno di Katia Bidognetti. D’Angiolella avrebbe riferito che il titolare dell’autosalone dove avvenne il raid gli aveva confidato di essere socio di Lubello. “Era co-titolare di fatto della società” ha aggiunto, sottolineando poi che solo Lubello era a conoscenza dell’ingresso posteriore dell’autosalone, luogo in cui si verificò l’agguato. Solo ipotesi, per il momento, che la Dda, grazie al lavoro di polizia e… [il testo continua ma è troncato].

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