Pericolo Schiavone tra segnali di riverenza e i nuovi affari della cosca

Il pentimento del figlio maggiore di Francesco Schiavone, l'adesione al suo programma di protezione da parte della madre Giuseppina Nappa (che sta pure divorziando dal marito), del figlio Walter e delle sorelle, non è bastato ad estirpare il cancro criminale che ha ferito l’intera provincia

Il boss Francesco Sandokan Schiavone nel momento dell'arresto nel 1998,. Nei fotini, dall'alto verso il basso, i figli Ivanhoe, Emanuele Libero e Carmine

CASAL DI PRINCIPE – E’ come l’Idra di Lerna: ha più ‘teste’ e quando gli vengono tagliate ricrescono. La famiglia Schiavone, nonostante il pentimento del primogenito Nicola, continua pericolosamente ad essere il riferimento delle altre cosche. ‘Cade’ un capo, ma subito viene rimpiazzato. E se ‘resiste’ è grazie ai soldi incassati dal gioco e dallo spaccio di droga (anche se si tratta di somme modeste rispetto a quelle dello scorso decennio): sono informazione che gli inquirenti hanno messo già (in parte) nero su bianco nell’inchiesta che ha portato lo scorso ottobre all’arresto cautelare 17 persone indagandone (a vario titolo per camorra e droga) complessivamente 49. Tra loro c’è pure Ivanhoe Schiavone, finito sotto inchiesta (a piede libero) per intestazione fittizia di beni in relazione ad un’agenzia di scommesse attiva per diverso tempo a Trentola Ducenta.

La mutazione del clan

Così come per anni è stato descritto e raccontato nei provvedimenti della Dda, il clan dei Casalesi non c’è più. Se prima era caratterizzato sostanzialmente da due casse, da un lato il trio Schiavone-Zagaria-Iovine e dall’altro Bidognetti, oggi, stando a quanto riferito dai recenti collaboratori di giustizia, ha subito un ulteriore frazionamento: la cosca di Casapesenna si è resa autonoma, non ha voluto partecipare alla gestione della cassa comune affidata, secondo la Dda, tra il 2016 e il 217, a Giacomo Capoluongo (cautelarmente in cella per associazione mafiosa ormai da 2 mesi). Il fatto che la mafia dei Casalese si sia spacchettata, il fatto che abbia perso la propria omogeneità è una notizia positiva per lo Stato: significa che indagini, arresti e confische stanno mettendo in crisi l’organizzazione. Ed ora che si è disunita è fisiologicamente più vulnerabile. Ma non è stata sconfitta. E proprio gli Schiavone continuano a rappresentare, per nome e storia, il pericolo principale.

L’intervento di Zagaria

Michele Capastorta Zagaria, il capo del gruppo di Casapesenna che, di fatto, si è voluto mettere in proprio, il 10 dicembre scorso, nel corso dell’udienza del processo per l’omicidio di Nicola Villano, in videoconferenza ha lanciato l’ennesimo messaggio inquietante: con toni insolitamente calmi e freddi, dopo aver ascoltato la testimonianza del pentito Nicola Schiavone, ha detto di ‘rispettare’ Sandokan, il padre. Una sorta di giuramento bis. Un intervento che magari cambia poco in termini di ‘economia’, ma che rappresenta il tentativo (da monitorare) di dare nuova linfa al clan.

Le riverenze allarmanti

Il pentimento del figlio maggiore di Francesco Schiavone, l’adesione al suo programma di protezione da parte della madre Giuseppina Nappa (che sta pure divorziando dal marito), del figlio Walter e delle sorelle, non è bastato ad estirpare il cancro criminale che ha ferito l’intera provincia. Se oggi si incontra in un bar Ivanhoe Schiavone si può ancora assistere, proprio come accadeva un po’ di tempo fa, a manifestazione di allarmante riverenza (soprattutto dei più giovani) nei suoi confronti. A complicare il tutto c’è un altro elemento: fra alcuni anni lasceranno il carcere Carmine Schiavone, assistito dall’avvocato Elena Schiavone, e chi, secondo gli investigatori, potrebbe avere la forza criminale per rimettere in sesto la compagine: Emanuele Libero Schiavone, difeso dal legale Paolo Caterino.
Il territorio, nonostante la presenza di anti-corpi, nonostante la reazione positiva della società civile, è ancora infetto dal virus della mafia. La Dda lo sa ed è per questo che è al lavoro senza sosta per colpire le nuove leve del clan e i ‘mercati’ illeciti sui quali ha disteso i propri tentacoli: in primis c’è la droga. Un business che fa gola a tanti e negli anni, se non arginato, potrebbe sfociare in una stagione di scontri tra criminali bramosi di aggiudicarsene il totale controllo.

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