Copyright, Europarlamento boccia riforma, se ne riparla a settembre

Il Parlamento europeo ha bocciato la riforma europea del diritto d'autore. A respingere la proposta, duramente combattuta dai creatori di contenuti di tutto il mondo

Foto Stefano Cavicchi/LaPresse
Strasburgo (Francia), 5 lug. (LaPresse/AFP) – Il Parlamento europeo ha bocciato la riforma europea del diritto d’autore. A respingere la proposta, duramente combattuta dai creatori di contenuti di tutto il mondo, sono stati 318 eurodeputati, mentre 278 si sono espressi a favore e 31 si sono astenuti. Il voto implica che l’Europarlamento non può avviare negoziati sulla riforma con gli Stati membri e la Commissione. Il testo dovrà così essere ridiscusso dagli eurodeputati, prima di essere nuovamente votato nella sessione plenaria di settembre. “Il voto di oggi rappresenta una vittoria per la democrazia”, ha commentato il gruppo di pressione EDiMa, che riunisce i Gafa (Google, Apple, Facebook, Amazon) e altri grandi nomi del settore tecnologico. Pascal Durand, deputato dei Verdi all’Europarlamento, ha affermato: “Il voto di oggi non è un voto contro il testo, ma per aprire nuove discussioni in Parlamento”, “vogliamo un testo più bilanciato che protegga il diritto d’autore, le libertà fondamentali e l’indispensabile libertà della rete”. Per mesi una forte pressione è stata esercitata sulla riforma, che oppone creatori di contenuti di tutto il mondo (dal cinema alla stampa alla musica, tra cui di recente Paul McCartney), che sono favorevoli, e giganti del web e attivisti della libertà su internet, che sono invece contrari. L’obiettivo principale della misura, proposta dalla Commissione europea nel 2016, è modernizzare il diritto d’autore nell’era della rivoluzione digitale, visto che l’ultima legge in merito risale al 2001.

i dettagli 

 

 

L’idea della proposta bocciata è di obbligare le piattaforme online, come ad esempio YouTube, a pagare meglio i creatori di contenuti e a controllare che ciò che viene pubblicato dagli utenti non sia protetto da copyright, con conseguente responsabilità legale (articolo 13). In segno di protesta, Wikipedia, che ha parlato di limitazione alla “libertà online”, non è stato accessibile mercoledì in almeno tre Paesi europei, fra cui l’Italia. Il musicista McCartney ha accusato alcune piattaforme internet di non voler pagare gli artisti per il loro lavoro, “mentre li sfruttano per il loro profitto”, “mettendo in pericolo l’ecosistema musica”. La riforma prevede anche la creazione di un nuovo diritto per gli editori, che permetterebbe a giornali, riviste e agenzie di stampa di farsi pagare quando i loro contenuti vengono riutilizzati online, ad esempio con titoli e brevi estratti (articolo 11). Gli oppositori hanno coniato, per descriverlo, l’espressione ‘link tax’, affermando che sia un modo per ostacolare la discussione e il confronto su internet. Per i Gafa, così come per gli eurodeputati ecologisti e liberali, e per vari giuristi, questo progetto favorirebbe i gruppi media più noti, a svantaggio dei media indipendenti e delle start-up, con il rischio di danneggiare la libertà d’espressione. Per gli editori, una giusta remunerazione è necessaria perché i media, che hanno un ruolo essenziale nel pluralismo d’informazione, possano sopravvivere. “Un segnale tangibile che finalmente qualcosa sta cambiando a livello europeo”, ha descritto il ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro, Luigi Di Maio, ringraziando gli eurodeputati per aver contrastato una proposta che “si pone l’obiettivo di limitare le potenzialità della rete in termini di libertà d’espressione”. L’Associazione italiana editori (Aie) ha parlato invece di “occasione mancata”, mentre la Società italiana autori ed editori (Siae) ha chiesto che “il Parlamento europeo possa riprendere serenamente il dibattito sulla direttiva sul copyright con l’obiettivo di garantire un’effettiva protezione al lavoro degli autori, senza dover subire pressioni dovute a posizioni demagogiche”.

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