Coronavirus, Landini: “Liquidità alle imprese purché non ci siano licenziamenti”

"Purtroppo i dati del comitato scientifico che consiglia il governo dicono che non siamo fuori dall'emergenza. È un costo pesante ma la salute e la sicurezza dei lavoratori e di tutti i cittadini devono essere centrali per la ripresa"

Foto Donato Fasano - LaPresse in foto il segretario della Cgil Maurizio Landini

MILANO – Coronavirus, Landini: “Liquidità alle imprese purché non ci siano licenziamenti”. “Purtroppo i dati del comitato scientifico che consiglia il governo dicono che non siamo fuori dall’emergenza. È un costo pesante ma la salute e la sicurezza dei lavoratori e di tutti i cittadini devono essere centrali per la ripresa”. Così in un’intervista al Corriere della Sera il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini. “Dobbiamo ragionare in modo diverso – spiega -. Vorrei dirlo anche al sistema delle imprese: noi non torneremo alla situazione precedente. Pensare che semplicemente passerà la nottata e poi tutto tornerà come prima sarebbe l’errore più grave. Dobbiamo usare questo tempo per definire nuove modalità organizzative e di sicurezza: cambiare non solo il modo di lavorare, ma anche quello di andare al lavoro, tutto in funzione della tutela della salute e di un nuovo modello sociale e di sviluppo”.

Secondo Landini “un utile esempio è l’accordo fatto con Fca, dove la discussione non è stata su quando, ma su come riaprire. Questo è il punto: siamo davanti a un cambiamento radicale. L’emergenza sanitaria avviene nel pieno di un’emergenza climatica e mentre accelera la rivoluzione digitale. Tutto ciò impone nuovi modelli di vita e lavoro al centro dei quali non ci siano profitto e mercato, ma sicurezza, qualità della vita e del lavoro, giustizia sociale”. Quanto agli ingressi scaglionati, “questo può essere un modo, ma ce ne sono anche altri come sviluppare il lavoro a distanza. Intanto, partiamo dal protocollo tra sindacati e imprese del 14 marzo e caliamolo con intese specifiche nelle aziende, tenendo conto delle filiere, cioè anche di appalti e piccole imprese. Dovremo ripensare l’industria ma anche il turismo, la cultura e le attività dove è decisivo che tante persone stiano insieme”.

(AWE/LaPresse)

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