Corruzione, 7 arresti a Taranto. In manette l’ex presidente della Provincia Tamburrano

TARANTO – Corruzione e turbata libertà degli incanti: sette persone sono finite in manette nell’ambito di un’inchieste della procura sulla discarica di Grottaglie. Tra gli arrestati figura anche Martino Tamburrano, ex presidente della Provincia di Taranto ed ex sindaco di Massafra. Sotto la lente degli inquirenti l’iter amministrativo per la concessione dell’autorizzazione per l’ampliamento dell’area per la raccolta rifiuti, localizzata in Torre Caprarica. Lo scorso 28 gennaio il tar di Lecce aveva accolto il ricorso presentato dai Comuni dell’are contro il progetto di rialzo della discarica.

Imprenditori, dirigenti e politici in manette: sette arresti per corruzione nel ‘Palazzo dei rifiuti’. Taranto nella bufera

Non è soltanto il presidente di Taranto Tamburrano ad essere finito in manette. Nell’ambito della stessa inchiesta è stato arrestato anche un dirigente dell’Ente provinciale. Ma è sul ‘Palazzo dei rifiuti’ che si è concentrata l’attenzione degli inquirenti. In manette sono finiti infatti anche un membro della commissione di gara per la raccolta di rifiuti solidi urbani di un Comune della provincia di Taranto, due imprenditori attivi nel settore della raccolta e smaltimento rifiuti e il procuratore generale di una società gestore di una discarica.

Il progetto bocciato a febbraio dal Tar, i Comuni dell’area Grottaglie contro la Provincia

Non c’è bisogno di andare troppo indietro nel tempo per trovare il primo campanello d’allarme sulla discarica di Grottaglie. Soltanto a febbraio il tar di Lecce bocciò il progetto presentato dalla Provincia per il sopraelevamento della discarica. A presentare il ricorso i Comuni di Grottaglie, San Marzano di San Giuseppe e di Carosino, oltre che dall’Arpa Puglia. Secondo quanto contestato non ci sarebbero stati i profili di compatibilità ambientale per il piano di ‘ottimizzazione orografica’. Secondo quanto dichiarato dal sindaco di Grottaglie la Provincia non sarebbe stata competente in materia, laddove sarebbe dovuto essere il Consiglio dei ministri a doverlo approvare. La discarica, la cui presenza è stata spesso contestata dai cittadini dell’are, venne in seguito chiusa.

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