Covid, Draghi convoca la cabina di regia il 23 dicembre: si valuta obbligo mascherina all’aperto

Se l'Istituto superiore di sanità parla di una forte crescita con 84 casi proprio Omicron in tutto lo Stivale, l'Organizzazione mondiale della sanità lancia l'allerta sulla presenza in 89 Paesi della variante con contagi che raddoppiano nel giro di massimo tre giorni

Foto Roberto Monaldo / LaPresse 05-10-2021 Roma Conferenza stampa del Presidente del Consiglio Mario Draghi al termine del Consiglio dei Ministri Nella foto Mario Draghi Photo Roberto Monaldo / LaPresse 05-10-2021 Rome (Italy) Press conference by Prime Minister Mario Draghi at the end of the Council of Ministers In the pic Mario Draghi

MILANO (Luca Rossi) – Una riunione della cabina di regia a Palazzo Chigi per analizzare la curva dei contagi ed eventualmente ‘aggiustare’ le misure anti-Covid. L’appuntamento è per giovedì 23 dicembre. La convocazione dell’incontro presieduto dal premier, Mario Draghi, arriva nel giorno in cui i dati sulla variante Omicron in Italia e nel resto del mondo spingono alla massima attenzione. Se l’Istituto superiore di sanità parla di una forte crescita con 84 casi proprio Omicron in tutto lo Stivale, l’Organizzazione mondiale della sanità lancia l’allerta sulla presenza in 89 Paesi della variante con contagi che raddoppiano nel giro di massimo tre giorni.

Obbligo di mascherina all’aperto e tamponi per accedere a grandi eventi o locali chiusi. Secondo quanto filtra, ecco alcuni dei temi di cui si parlerà nella cabina di regia. Un’occasione per riflettere sulla curva dei contagi, sul tasso di ospedalizzazione e sulla diffusione di Omicron nel nostro Paese. Eventuali nuove restrizioni non dovrebbero riguardare, comunque, il weekend di Natale. “Io credo che sarà l’occasione per valutare i dati soprattutto sulla variante Omicron, attendiamo con fiducia i riscontri e come reagiranno i vaccini. Sarà un momento di confronto, di condivisione” e “decidere se ci sarà bisogno di adottare ulteriori provvedimenti”, spiega il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa. Mentre il ministro Speranza segnala che questa nuova variante “ci ricorda come questa sfida contro il Covid si possa vincere solo con un grande lavoro di condivisione internazionale”.

Intanto, i sindaci dell’Ali (Autonomie locali italiane) guidati da Matteo Ricci, lanciano un appello al Governo, firmato anche da Roberto Gualtieri, Beppe Sala, Dario Nardella e Gaetano Manfredi e molti altri primi cittadini, “di introdurre subito il green pass anche nelle scuole per salvare la didattica in presenza. C’è il rischio concreto, visto l’aumento dei contagi, che da gennaio tutte le scuole italiane vadano in Dad. Non possiamo permetterlo. È nostro dovere tutelare sia il diritto al lavoro che il diritto all’istruzione”. Pronta la replica del sottosegretario Costa, che non chiude la porta: “Fra una settimana le scuole chiuderanno, ci saranno le vacanze e avremo tutto il tempo per valutare lo scenario e le misure eventualmente da mettere in campo”. E c’è spazio anche per un botta e risposta a distanza fra Matteo Salvini e il sindaco di Pesaro. “Discriminare i bambini, isolarli, chiuderli a casa non è un mio obiettivo, anche se non mi sembra che l’Anci abbia sostenuto questo progetto. Sono alcuni sindaci del Pd. Ne parleremo con l’anno nuovo. Allarmare adesso famiglie e bambini mi sembra fuori luogo”, dice il segretario della Lega. A stretto giro, Ricci rintuzza: “Salvini e la Lega sempre gravemente ambigui sul vaccino. I sindaci vogliono garantire il diritto allo studio e la salute. Nessuna discriminazione”. Mentre la presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, sbotta: “No al green pass per andare a scuola. La proposta lanciata dai sindaci Pd e della sinistra è discriminatoria, inaccettabile e irricevibile”.

Fra gli altri leader di partito, Matteo Renzi di Italia viva è in pressing sul Governo. “Crescono i contagi: la variante Omicron è meno dannosa ma più contagiosa delle precedenti. L’unica soluzione – scrive nella sua enews – è il vaccino. E per questo ho parlato ieri con Roberto Speranza. La mia proposta e semplice: la terza dose deve essere fatta cinque mesi dopo la prima dose e non dopo la seconda dose. E poi basta green pass a chi si fa il tampone: il green pass va dato solo ai guariti e ai vaccinati. Punto”.

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