Covid, gli operatori del wedding in piazza a Cagliari: “Dateci i ristori”

Altro problema, le mancate prenotazioni di sposi che dall'estero scelgono la Sardegna per il giorno del sì: migliaia le prenotazioni saltate dal nord Europa, dalla Russia e dalla Cina

Foto Mauro Scrobogna /LaPresse

CAGLIARI – Dai fotografi ai ristoratori, dai fiorai ai gestori di sale ricevimento, dai parrucchieri ai make-up artist. 17mila addetti del comparto wedding in Sardegna, circa 30 tipologie di lavoratori, sono in ginocchio a causa del Covid, fermi da oltre un anno e, hanno denunciato oggi in una manifestazione a Cagliari sotto il palazzo del consiglio regionale sventolando rose bianche e rosse, senza neanche i ristori. Due le richieste degli organizzatori, che hanno promesso di andare avanti a oltranza con la protesta. Una data di ripartenza che non sia quella del 31 luglio indicata dal governo e ristori immediati. Le celebrazioni sono praticamente ko: davanti all’altare o nelle sale dei comuni solo pochi intimi, poi le feste sono naturalmente vietate. E le casse dei wedding planner sono desolatamente vuote.

La protesta degli operatori del settore

“Dicono che possiamo tornare al lavoro solo dal 31 luglio, vuol dire decretare la nostra morte. Per noi significa perdere anche tutto il 2021, perché dobbiamo fare programmazione”, spiega una delle organizzatrici della manifestazione, Ivonne Concu: “Qui ci sono tante famiglie che lavorano per la filiera del wedding e non hanno reddito. Tanto bla bla ma poca sostanza, ci sono negozi di abiti da sposa con i magazzini pieni e attività di service costretti a pagare la cassa integrazione. Vogliamo una data più vicina alle nostre esigenze, magari un fine maggio, così possiamo organizzare per i mesi successivi”. Altro problema, le mancate prenotazioni di sposi che dall’estero scelgono la Sardegna per il giorno del sì: migliaia le prenotazioni saltate dal nord Europa, dalla Russia e dalla Cina. “Tutto fermo, tutto che va a rotoli: ora basta – conclude Concu – vogliamo una data certa e ristori”.

(LaPresse)

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