Covid, rabbia dei gestori di palestre. Duregon (Anif): “Perdite per 12,5 miliardi”

Non va giù, tra le altre cose, la differenza di trattamento rispetto ad altri settori

Foto Mauro Scrobogna /LaPresse

MILANO – Un settore in ginocchio, che vede allontanarsi nuovamente la possibilità di una riapertura a breve, nonostante le risorse investite per mettere in sicurezza le strutture e la puntuale applicazione di tutti i protocolli di sicurezza nel breve periodo di riapertura, la scorsa estate. È quello di piscine e palestre al chiuso, che per il Dl Covid potranno riaprire solo dal 1° giugno.

“Ma a quel punto – spiega a LaPresse il presidente di Anif (Associazione nazionale impianti sport e fitness) Giampaolo Duregon si andrà in sostanza a finire a settembre. Con il mese di maggio avremmo invece riagganciato almeno una parte dei 20 milioni di utenti fermi da mesi”. Per questo motivo Duregon ha chiesto, con una lettera inviata al premier Mario Draghi e alla sottosegretaria allo Sport Valentina Vezzali, di permettere riaperture in sicurezza nella prima decade di maggio. Il Dl Covid “non ci sta bene: ci aspettavamo di riaprire prima, siamo tutti allo stremo”, sottolinea.

Un settore in ginocchio

“Parliamo di tantissimi impianti, ma in questo caso in particolare delle palestre e delle piscine al chiuso, che a fine maggio saranno chiuse da 7 mesi. Sommandoli ai 3 mesi del primo lockdown sono 10 mesi di totale immobilità. E anche la scorsa estate si è lavorato relativamente, con gli ingressi contingentati e la fisiologica diminuzione dei clienti nei mesi estivi”, denuncia il presidente di Anif. Che spiega che sono stimate in 12,5 miliardi di euro le perdite del settore per palestre e piscine. “A fine maggio, raggiungeremo i 10 mesi di chiusura: le perdite sono di circa 12,5 miliardi. Se ci permettessero di aprire a maggio potremmo recuperare almeno in parte, considerando che poi a giugno è già estate e moltissimi nostri clienti a quel punto rinvierebbero le iscrizioni a settembre”.

La rabbia dei gestori delle palestre

Non va giù, tra le altre cose, la differenza di trattamento rispetto ad altri settori. “Senza voler attaccare, ci mancherebbe, altre categorie, semplicemente non capiamo perché possano aprire ristoranti, scuole, i mezzi pubblici funzionano, e le palestre e le piscine, dove vengono adottate tutte le misure di sicurezza, e si fa ginnastica ad esempio a due metri e mezzo uno dall’altro, vengono penalizzate. Abbiamo stimato un bassissimo rischio di contagio con un’indagine fatta su 2mila centri e circa 400mila persone. Inoltre anche lo stile di vita aiuta a proteggersi dal virus: chi fa attività fisica protegge la propria salute”.

(LaPresse/di Claudio Maddaloni)

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