Cozzolino in aula per l’estradizione

L'europarlamentare ai domiciliari

Andrea Cozzolino

NAPOLI – E’ durata solo una notte la detenzione in carcere dell’europarlamentare Andrea Cozzolino. Nel corso dell’udienza di convalida celebrata ieri mattina, la Corte di appello di Napoli ha confermato l’arresto disposto dai magistrati belgi, ma ha disposto i domiciliari, ritenendo “non valutabile la gravità indiziaria e la configurabilità secondo quanto contenuto nella segnalazione della corruzione”. I giudici hanno ritenuto “esistente pericolo di fuga moderato” ed hanno fissato per la decisione udienza ordinaria per martedì. In questa sede si dovrà decidere (entro una sessantina di giorni) sull’estradizione in Belgio. Al politico partenopeo viene contestato dalla magistratura belga di aver fatto parte di un’organizzazione dedita alla corruzione e al riciclaggio internazionale nell’ambito dell’inchiesta sul Qatargate.

Il ritorno a casa

Cozzolino è quindi tornato nella sua casa di via Aniello Falcone al Vomero, dopo la notte trascorsa nel padiglione Firenze di Poggioreale.
La difesa dell’europarlamentare, rappresentata dagli avvocati Federico Conte e Dezio Ferraro, contesta la legittimità del mandato di arresto: sarebbe stato infatti necessario un ulteriore atto di revoca dell’immunità parlamentare che non c’è stato. Nel merito, i legali fanno notare che l’europarlamentare si è messo più volte a disposizione dell’autorità giudiziaria e questo comportamento è sintomatico della mancanza di pericolo di fuga. Al momento della notifica del mandato, si trovava a Napoli non per sottrarsi alla giustizia, ma semplicemente perché vi ha residenza: in Belgio svolge solo attività professionale.

Lo scenario

Il mandato d’arresto è stato emesso dalla procura belga, a seguito della revoca dell’immunità come deciso qualche giorno fa dall’Europarlamento. Cozzolino, era ricoverato in una clinica napoletana: appena è stato dimesso, gli è stato notificato il provvedimento. Il parlamentare partenopeo e il collega del gruppo S&D Marc Tarabella sono sospettati di essere coinvolti nello scandalo euro-marocchino-qatariota sotto il peso delle rivelazioni del pentito Pier Antonio Panzeri. Le accuse: aver contribuito alla trama di corruzione facendosi versare bonifici a rate tra i 120mila e i 140mila euro per il belga; e aver agito per orientare le politiche Ue a favore di Doha e Rabat in modo indiretto per l’italiano. Erano le 6 di mattina quando gli investigatori belgi hanno dato il via alle operazioni con una serie di perquisizioni concentrate nei luoghi della vita di tutti i giorni dei due politici, tra Liegi, Bruxelles e Napoli.

Le accuse

Cozzolino è stato per lungo tempo presidente della delegazione per le relazioni con i paesi del Maghreb e le commissioni parlamentari miste Ue-Marocco dell’Eurocamera. La misura restrittiva è stata chiesta dal giudice belga per “gravi indizi di colpevolezza” e per “il timore che l’indagato possa commettere nuovi reati o delitti analoghi o più gravi” o che “ostacoli il regolare svolgimento delle indagini o si sottragga all’azione della giustizia tentando di occultare prove, o di entrare in collisione con terzi al fine di impedirle o per indurre false testimonianze”.
“Dagli elementi raccolti dai servizi segreti del Belgio appare che anche Andrea Cozzolino, insieme ad Antonio Panzeri e Francesco Giorgi, abbia ricevuto direttamente dei fondi dal signor Atmoun”, l’ambasciatore del Marocco in Polonia, si legge nel testo del mandato d’arresto europeo.

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