Crolla la fiducia di famiglie e imprese: primo effetto del coronavirus

Nel dettaglio la fiducia di famiglie e consumatori scende in picchiata di quasi 10 punti da 110,9 a 101

La fila fuori al supermercato (Foto Claudio Furlan - LaPresse)

MILANO – Crolla come facilmente prevedibile il clima di fiducia di imprese e famiglie a marzo. Una caduta verticale provocata dagli effetti del coronavirus che non si vedeva dal 2013.

Nel dettaglio la fiducia di famiglie e consumatori scende in picchiata di quasi 10 punti da 110,9 a 101. E ancora più ampio è il calo per le imprese che vedono diminuire l’indice da 97,8 punti a 81,7. Spiega l’Istat che ha diffuso i dati: “L’emergenza sanitaria e le conseguenti misure di contenimento adottate dal Governo per limitare il contagio hanno pesantemente influenzato il clima di fiducia degli operatori economici (la rilevazione dei dati è stata effettuata tra il 2 e il 13 marzo 2020). Che nel mese di marzo raggiungono livelli particolarmente bassi sia per le imprese sia per i consumatori. Portandosi sui valori registrati, rispettivamente, a giugno 2013 e gennaio 2015.”

Più in particolare “per quanto riguarda le imprese, nella manifattura, nei servizi e nel commercio al dettaglio si rileva una forte flessione delle aspettative, mentre i giudizi sulla situazione corrente subiscono un calo contenuto. Per quanto attiene ai consumatori, si evidenzia la caduta del clima economico attuale e futuro che raggiungono un minimo da maggio 2013”.

Si preoccupano consumatori e imprese. Per il Codacons la brutta frenata avrà inevitabili conseguenze anche sui consumi previsti in calo del 6% nel 2020, con una riduzione di spesa che potrebbe raggiungere i 2.000 euro a famiglia. Confcommercio teme invece che si tratti solo dell’inizio. “In assenza di significativi miglioramenti della crisi sanitaria globale – osserva – un analogo scenario, anche in termini amplificati potrebbe configurarsi nei prossimi mesi”. E in questo contesto “le pur utili e opportune misure prese fino a oggi dal Governo per garantire la tenuta dell’economia appaiono insufficienti”.

Paolo Tavella (LaPresse)

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