Crollo di Genova, un mese senza certezze

Foto Stefano Cavicchi/LaPresse 16/06/2018 Genova - Italia PoliticaMatteo Salvini a Genova Nella foto: Salvini saluta un dirigente della Questura di Genova

ROMA – Un mese dalla tragedia di Genova e sul ritorno alla normalità ci sono poche certezze. Dopo il crollo del Ponte Morandi si sa solo che ci vorrà almeno un anno per avere una struttura sostitutiva. Quel che resta del ponte sarà abbattuto. Incerta la causa del crollo: probabilmente, è stato uno strallo (enorme catena di cemento precompresso) a cedere per l’usura. Il crollo sfiora le case e travolge un capannone dell’Amiu (l’azienda della Nettezza Urbana genovese). Muoiono due persone al lavoro nell’isola ecologica. Al momento del crollo, sul ponte stavano passando una trentina di automezzi tra auto, camion e tir. Ci vorranno quattro o cinque giorni per trovare tutte le vittime. Alla fine i morti saranno 43 e 16 i feriti. Ma solo per 18 persone ci saranno funerali di Stato. Le altre famiglie rifiutano o vogliono semplicemente piangere i loro cari nei luoghi di origine.

Demolizione a fine settembre, da ricollocare 700 sfollati

E poi gli sfollati: circa settecento persone in undici palazzi che devono essere evacuati. Si rischia infatti il crollo del moncone di levante. Molti cittadini di Genova hanno messo a disposizione le loro case per ospitare chi è rimasto senza un tetto. La  demolizione dovrebbe partire alla fine di settembre. Il troncone di Levante verrà fatto crollare con cariche controllate di dinamite in una sola giornata. Purtroppo porterà con sè circa 250 appartamenti dei palazzi sottostanti. Il troncone di Ponente verrà demolito in una ventina di giorni utilizzando due gru.

Autostrade per l’Italia sotto accuse per Genova

A finire sotto accusa è Autostrade per l’Italia, società che fa capo ad Atlantia e alla famiglia Benetton, concessionaria di circa la metà (3.000 chilometri) della rete autostradale italiana. L’atteggiamento freddo dell’azienda si attira critiche dure, poi Autostrade per l’Italia farà sapere di aver messo sul tavolo 500 milioni di euro. Serviranno a soddisfare le necessità più impellenti delle famiglie, ripristinare la viabilità genovese e avviare la ricostruzione del Ponte. E infuria la polemica sui mancati controlli da parte del ministero dei Trasporti ora diretto da Danilo Toninelli e, fino a qualche mese fa, da Graziano Delrio.  Il governo decide che la concessione deve essere tolta immediatamente ad Aspi e avvia la procedura. Molti sconsigliano di avventurarsi su questa strada: c’è il rischio di dover pagare salatissime penali. Ma Toninelli e Di Maio parlano apertamente di nazionalizzazione, mentre Salvini e Conte frenano.

Nessuna ditta certa per ricostruire

Infine, la ricostruzione: il Governatore della Liguria Giovanni Toti (Forza Italia) viene nominato dal governo commissario all’emergenza. Toti punta a costringere  Autostrade a mettere soldi e competenze per demolire e ricostruire. Invece, Toninelli sentenzia: “Autostrade deve stare lontana dal ponte di Genova, deve solo metterci i soldi. A costruire il nuovo ponte ci penserà Fincantieri”. La cosa suscita qualche polemica anche perché Fincantieri è una società quotata in Borsa e non è più da anni in mano pubblica. Le si può affidare un appalto così importante senza una gara? Negli ultimi giorni si parla di Italferr come possibile ricostruttrice del ponte.

 

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