Da Johnson a Gove: ecco gli 11 in corsa per la successione di Theresa May

Avranno tempo fino alle 17 locali di lunedì per presentare ufficialmente la loro 'candidatura'

LONDRA – La premier britannica Theresa May ha formalizzato le sue dimissioni da leader Tory con una lettera inviata al Partito conservatore. Parte così la corsa per la successione. Il grande favorito, secondo i bookmakers, è Boris Johnson, ma è anche vero che finora tra i conservatori il favorito non ha mai vinto. Sono 11 gli aspiranti alla leadership che hanno espresso pubblicamente la loro intenzione di puntare alla successione. Avranno tempo fino alle 17 locali di lunedì per presentare ufficialmente la loro ‘candidatura’. Il nuovo leader Tory verrà scelto entro fine luglio. Di seguito dei brevi profili.

Boris Johnson

Noto come ‘Bojo’, l’ex sindaco di Londra ha detto di essere chiaramente candidato come premier. Capofila dei Brexiteers, 54 anni, fu nominato ministro degli Esteri da Theresa May, che non ha mai cessato di mettere in difficoltà criticandola per la sua strategia nei negoziati sulla Brexit con Bruxelles, prima di lasciare il governo per difendere una rottura netta con l’Ue. Abile e carismatico, è popolare fra i militanti della base del partito ma molto meno fra i suoi pari, che gli rimproverano numerose gaffe e un certo dilettantismo.

Andrea Leadsom

Ministra incaricata delle relazioni con il Parlamento, si è dimessa dal governo May il 22 maggio in disaccordo con la strategia sulla Brexit, dando un duro colpo alla premier, che due giorni dopo ha annunciato le dimissioni. Fervente promotrice della Brexit, 56 anni, ha passato circa 30 anni nella City di Londra e ha cominciato a diventare un nome nella campagna del referendum del 2016, quando era sottosegretaria all’Energia, difendendo con passione l’uscita dall’Ue senza mai abbandonare toni pacati. Nel 2016 fu finalista sfortunata nella corsa per diventare capo del governo. Vuole lasciare l’Ue senza accordo, sperando tuttavia di trovare alcune intese.

Michael Gove

Ministro dell’Ambiente, questo 51enne è stato luogotenente di Johnson durante la campagna referendaria del 2016, salvo poi pugnalarlo alle spalle ritirandogli il suo sostegno all’ultimo momento per presentare la propria candidatura, prima di essere alla fine eliminato nel voto dei membri del partito. Se Bruxelles accetta di rinegoziare, è pronto a chiedere un nuovo rinvio della Brexit per evitare un’uscita in scenario di ‘no deal’ il 31 ottobre.

Jeremy Hunt

Ministro degli Esteri, può sembrare l’uomo del momento grazie alla flessibilità delle sue posizioni. Aveva sostenuto la permanenza nell’Ue prima di cambiare opinione, deluso dall’approccio di Bruxelles nei negoziati, definito “arrogante”. Ex uomo d’affari, 52 anni, fluente in giapponese, ha una reputazione di persona responsabile che non teme le sfide, dopo avere gestito per sei anni le sorti del servizio sanitario nazionale Nhs, affrontando una profonda crisi quando era ministro della Sanità. Se in un primo momento aveva detto che “un no deal è meglio che nessuna Brexit”, adesso ritiene che provare a ottenere un’uscita dall’Ue senza accordo a ottobre sarebbe “un suicidio politico” per i conservatori.

Dominic Raab

Nominato ministro della Brexit a luglio, Raab si era dimesso quattro mesi più tardi, in disaccordo con Theresa May sull’intesa di uscita raggiunta con Bruxelles. A chi recentemente gli ha chiesto se si veda a Downing Street, questo politico 45enne euroscettico ha risposto: “Non bisogna mai dire mai”. Avvocato specializzato in diritto internazionale, questo deputato ultra-liberale ed euroscettico è tra le figure della nuova guardia dei conservatori.

Sajid Javid

Nominato nel 2018 alla guida del ministero dell’Interno, 49 anni, Javid si è guadagnato il rispetto dei suoi con la gestione dello scandalo ‘Windrush’, sul trattamento degli immigrati di origine caraibica arrivati nel Regno Unito dopo la Seconda guerra mondiale. Ammiratore di Margaret Thatcher, ex banchiere e figlio di un conducente di bus pakistano, al momento del referendum di giugno 2016 si è pronunciato contro la Brexit ma da allora difende posizioni euroscettiche.

Esther McVey

Dimessasi a novembre del 2018 dall’incarico di ministra del Lavoro nel governo di Theresa May perché contraria all’accordo di ritiro concluso dalla premier con Bruxelles sulla Brexit, difende una “rottura netta” con l’Ue.

Mark Harper

Il deputato Mark Harper, 49 anni, si vanta di essere il solo candidato a non avere prestato servizio nel governo di Theresa May. Questo ex responsabile della disciplina parlamentare dei Tory ritiene che si debba rinviare la data della Brexit per garantire un’uscita con un accordo. Tuttavia, se questo rinvio non avesse l’effetto sperato, sarebbe pronto a un no deal.

Rory Stewart

Ministro dello Sviluppo internazionale, Rory Stewart, 46 anni, ha prestato servizio in Iraq come governatore aggiunto della coalizione a seguito dell’invasione Usa nel 2003 e ha attraversato l’Afghanistan da solo per un mese nel 2002. Ritiene che uno scenario di no deal sarebbe “dannoso”.

Matt Hancock

Ex economista della Banca d’Inghilterra, il ministro della Sanità Matt Hancock, 40 anni, era prima incaricato del digitale. Durante la campagna referendaria del 2016 era contrario alla Brexit, poi ha cambiato posizione.

Sam Gyimah

Ex sottosegretario all’università, Sam Gyimah ha lasciato l’incarico a novembre per sostenere l’opzione di un secondo referendum sulla Brexit con tre opzioni: uscita con accordo, senza accordo, o permanenza nell’Ue. Contrario a un no deal, voterebbe per restare in Ue.

(LaPresse/AFP)

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