De Rossi e la Roma, continuano le polemiche. Mentre Insigne è pronto a lasciare Napoli

Prima il capitano giallorosso, ora quello azzurro per il quale il destino sembra già segnato

© LaPresse-Spada

ROMA “Se fossi stato dirigente della Roma avrei rinnovato il contratto a De Rossi”. Parole al veleno quelle di Daniele De Rossi, dopo l’annuncio del mancato rinnovo e la proposta di entrare nei quadri dirigenziali della società. È dunque pronto a lasciare la Capitale a fine stagione. Lo farà nella maniera peggiore possibile, di certo quella che né lui né i tifosi giallorossi avrebbero voluto.

Dopo Totti i tifosi giallorossi diranno addio a De Rossi. Mentre Insigne è sempre più lontano da Napoli

Perché era già successo con Totti, addirittura finito ai margini della prima squadra con Spalletti nel suo ultimo anno di calcio giocato, anche se poi il ‘pupone’ era riuscito a ricomporre il rapporto con la società nel segno del suo amore per Roma. Un amore grande anche quello del quasi ex capitano De Rossi che invece ha spiegato a chiare lettere che questo connubio con la società di Pallotta non può continuare. Almeno per il momento. Perché la sua idea era di continuare almeno un altro anno in campo e poi, eventualmente, pensare ad una carriera diversa. Invece non glielo hanno concesso, preferendo altre dinamiche, lasciando da parte il rapporto tra lo stesso De Rossi e la città. Oltre che con la tifoseria che ora si trova a dover sopportare un altro doloroso addio dopo quello di Totti e che testimonia, forse, che le bandiere non esistono più. C’è chi va via perché costretto, come il ‘16’ giallorosso, e chi potrebbe lasciare per sua volontà.

Le parole di De Laurentiis che non lasciano spazio ad intepretazioni

È questo il caso di Lorenzo Insigne finito di diritto in una nuova polemica scatenata dalle parole del presidente Aurelio De Laurentiis: “Mi ha chiesto di andare via, non lo trattengo”. Questo il sunto del discorso del numero 1 partenopeo che ha scatenato reazioni contrastanti tra i tifosi azzurri. Chi già lo rimpiange e chi dimostra di non amarlo. Certo, l’amore. Quello che nel calcio, forse, non esiste proprio più.

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