Di Battista come Di Maio, inciampo sul lavoro di papà. E le ‘curve’ della socialpolitica srotolano gli striscioni

Il leader pentastellato da consumato influencer anticipa 'Le Iene'. E sul web duello tra abbracci e veleni da parte delle tifoserie politiche

Foto Matteo Rossetti / LaPresse in foto Alessandro Di Battista

ROMA – “Gareggiando a fare i duri, troverai sempre uno più puro che ti epura”. L’ammonimento attribuito a Pietro Nenni, storico leader socialista, da Ugo Intini, è tra le citazioni preferite di coloro che in queste ore attaccano Alessando Di Battista. L’ex parlamentare 5 Stelle, tra i leader del Movimento, è finito nella bufera per il fatto che il padre Vittorio ha avuto lavoratori in nero nell’azienda di famiglia.

Stesso inciampo di Di Maio

Lo stesso inciampo che qualche settimana fa ha messo nei guai il vicepremier Luigi Di Maio, suo grande amico a favore di telecamera (o di smartphone) e non. Di Battista, però, da consumato influencer ha preferito giocare d’anticipo e non aspettare la messa in onda del servizio. Lui stesso ha raccontato tutto attraverso un video pubblicato sulla sua pagina social.

Il video di Dibba

“Mi ha chiamato mio papà e mi ha detto che era stato avvicinato da Filippo Roma de ‘Le Iene’, che gli ha fatto delle domande in merito a una piccola impresa familiare che abbiamo. A un certo punto gli ha chiesto: ‘Ma lei ha o ha avuto un lavoratore in nero?’. Mio padre gli ha detto: “Sì”. ‘Le Iene’ fanno il loro mestiere, non me la sono mai presa. Sono andati dal papà di Di Maio, di Renzi, da mio papà e lo dico senza polemica: adesso è pure tempo che possano trovare il coraggio per andare da Berlusconi per i suoi finanziamenti con Cosa Nostra. Mi sono incazzato, in primis, perché è una cosa profondamente sbagliata. Mi sono proprio arrabbiato a morte, perché a noi fanno le pulci su tutto. Ormai sapete come vive un esponente dei Cinquestelle, si vive in questo modo. Poi mi sono arrabbiato, perché non mi ha chiesto una mano”, ha raccontato.

Il prezzo del successo. Da ‘Onestà’ al contrattacco

‘Dibba’ ha spiegato che il fatto di essere tornato in prima linea nel Movimento, anche se non da candidato, lo espone particolarmente. Questo uno dei motivi della sua rabbia, condivisa sui social, verso il padre. I 5 Stelle si ritrovano a fare i conti con le luci della ribalta, con le responsabilità di governo, con l’attenzione dei media al loro presente e al loro passato. Quello che è successo con i principali esponenti di Forza Italia, della Lega, del Pd, giusto per citare alcuni dei partiti che hanno caratterizzato la ‘Seconda Repubblica’. Situazioni che in passato li hanno portati in piazza al grido di ‘Onestà’. E che ora creano qualche imbarazzo.

Detrattori alla carica

Sulla questione l’Italia si divide. I ‘non grillini’ citano Nenni e attaccano a testa bassa. Basta leggere qualche messaggio indirizzato a Di Battista in queste ore: “I commenti di quegli analfabeti che ti seguono, non possono comunque cancellare una cosa: il tuo brodo culturale, dove sei cresciuto, come Di Maio del resto, è il peggio di questo paese. Piccola borghesia, arricchita, ignorante, fascista, pronta a tutto per conservare un benessere surreale, incapace di innovare e competere nella modernità. Questo è, bello mio”. Oppure: “Siete voi che avete fatto così. Fate i finti fenomeni. Caro Dibba, alla fine c’è sempre un puro, più puro di te, che ti epura. Sei un cazzaro”. Nenni, appunto. Eccetto il finale.

La ‘curva’ pentastellata a difesa del leader

Agli attacchi e alle offese si contrappone il popolo pentastellato che si è mobilitato in massa per la difesa social di uno dei leader più riconosciuti del Movimento: “Gravissimo! Quasi un caso Consip2! Povero Vittorio! Tutta la mia stima e la mia solidarietà a questa persona simpaticissima. E tutta la mia vicinanza a te, Alessandro. Ma gli italiani devono imparare a distinguere tra un pelo e una trave”. E ancora: “Dai Alessá,mica i figli pagano gli errori dei padri, lo sai si attaccano a tutto. Tu sei pulito,onesto e grande”. L’Italia era una Repubblica fondata sul lavoro. Oggi sembra più un reality fondato sui social, con tifoserie sempre pronte a schierarsi per affossare o esaltare a prescindere.

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