Diciotti, allarme scabbia. Sbarcati i minori, proteste a Catania

Secondo il procuratore di Agrigento Patronaggio ci sono numerosi casi di scabbia

Milano (LaPresse) – Dopo lo sbarco dei minori dalla nave Diciotti, al porto di Catania si continua ad attendere una risposta dall’Europa sulla sorte dei 150 migranti. La procura di Agrigento ha aperto un’inchiesta per sequestro di persona e le associazioni umanitarie chiedono la liberazione immediata anche per gli adulti, ma la linea del Viminale non cambia: nessuno può scendere. Giovedì il presidente della Commissione siciliana antimafia Claudio Fava e una delegazione del Garante per la libertà sono saliti a bordo, mentre un gruppo di attivisti per i diritti umani ha tentato con un gommone di raggiungere l’imbarcazione della guardia costiera. In serata è salita anche la ex presidente della Camera, Laura Boldrini.

Intanto Bruxelles fa sapere di essere in contatto con Roma per un’eventuale ripartizione dei passeggeri fra gli Stati membri. Per l’Ue si tratta “prima di tutto di un imperativo umanitario”, fa sapere un portavoce della Commissione europea. Aggiungendo che “la priorità dovrebbe essere che queste persone ricevano le cure di cui hanno bisogno”. Stesse osservazioni mosse dall’Unhcr e dall’Oim, che esortano il Governo Italiano a cambiare linea.

Secondo il procuratore di Agrigento Patronaggio ci sono numerosi casi di scabbia

Il divieto di sbarco emesso dal Viminale sta bloccando anche le pratiche che consentirebbero a chi è sulla terraferma di prestare soccorso ai passeggeri. Il procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, salito sull’imbarcazione mercoledì, riferisce di numerosi casi di scabbia tra i profughi, vittime di abusi e torture. Fava, primo politico a cui è stato concessa un’ispezione a bordo della Diciotti, parla di “condizioni igieniche devastanti”. E al presidente della Repubblica Sergio Mattarella rivolge un appello: “Far rispettare la Costituzione anche a Salvini”.

Gli unici a cui è stato permesso lo sbarco sono i 27 minori non accompagnati, 25 maschi e 2 femmine dai 14 ai 17 anni, tutti eritrei tranne una bambina somala. “Sono ridotti a scheletri, pelle e ossa”, spiega la portavoce di Save The Children, Giovanna Di Benedetto. A Catania col suo team di legali e mediatori culturali ha raccolto le testimonianze degli orrori subiti dagli adolescenti. “Alcuni di loro hanno passato gli ultimi tre anni nei campi di detenzione in Libia. C’è chi ha ferite d’arma da fuoco, chi ha gravi problemi alla vista perché è stato rinchiuso per otto mesi in un container al buio”, racconta.

Proteste animate contro la decisione del ministro Salvini

Mentre l’equipaggio della guardia costiera si prende cura dei migranti, sui social tre avvocati – Cathy La Torre, Michele Giarratano e Fabio Nacchio – lanciano un esposto alla procura di Catania a sostegno dei profughi. La città etnea sotto i riflettori si organizza in due fronti: a terra c’è chi vorrebbe accoglierli e chi invece li vuole respingere. Un gruppo di persone contrarie al divieto di sbarco ha cercato di avvicinarsi alla nave della guardia costiera via mare con un gommone.

Il tentativo non è andato a buon fine: scortati dalla polizia, hanno fatto ritorno al molo sventolando la bandiera ‘Open for migrants’. “Per la prima volta, però, siamo riusciti a guardarli negli occhi, anche se da lontano, e a dirgli ‘freedom, hurria, libertà’. Hanno provato una forte gioia”, dice Dafne Anastasi, delegata sindacale della Usb. E se giovedì gli antirazzisti hanno portato nel molo militarizzato 177 arancini come simbolo di accoglienza, venerdì Forza Nuova si presenta al porto con ‘calia e simenza’, cioé ceci e semi di zucca, “per fermare l’invasione”.

Ester Castano

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