Disastro ambientale in zona Asi a Teverola. Le fiamme devastano un capannone

Il rogo è divampato in una fabbrica che produce componenti plastiche per automobili, nube densa avvistata a chilometri di distanza. Evacuate per sicurezza le aziende limitrofe, sul posto l’Arpac

CARINARO (Alessandro Gala) – Inquietante, sconvolgente. L’incendio scatenatosi nella zona industriale di Aversa Nord non ha altri aggettivi per essere descritto. Un rogo di proporzioni devastanti, una colonna di fumo nero, denso e acre che ha tolto il respiro ai residenti dei comuni limitrofi. Teverola in primis, il cui centro abitato è il più prossimo al luogo dell’incendio, ma anche Carinaro, sul cui territorio ricade l’azienda. Sono le 13 circa e in un capannone dove è presente l’azienda New Tecnology e Service (e un’altra impresa ndr) si scatena l’inferno. Si tratta di una fabbrica che si occupa della realizzazione di componenti in plastica per le automobili. Il panico si scatena rapidamente fra i dipendenti della ditta, ma anche nei capannoni limitrofi. Il rogo assume presto dimensioni paurose, dato il materiale plastico in fiamme. Il capannone, in ferro, si piega su se stesso. Sul posto accorre un’autobotte dei vigili del fuoco, ‘accolta’ da un botto. Sono in pochi, servono rinforzi. E allora da Caserta e Marcianise arrivano altre due squadre, una anche da Napoli, nucleo Nbcr, poi un carro schiuma e autoprotettori. Sono le 14, le operazioni di spegnimento procedono spedite. Polizia, carabinieri ed esercito bloccano il traffico e i curiosi. Vengono evacuate gran parte delle aziende del posto perché, stando alle voci che trapelano sul posto, preoccupa una bombola del gas. La nube nera cresce, si avvicina ai centri abitati, la si vede dai comuni limitrofi, ma anche da quelli più lontani. I sindaci di Teverola e Carinaro intervengono, invitano a stare in casa, a chiudere porte e finestre, anche su un impulso della Prefettura di Caserta. La buona notizia arriva dal censimento degli operai: nessuno è rimasto coinvolto, e questo è già tanto considerando l’orario in cui l’incendio è avvenuto. Dopo circa 3 ore il grosso dell’incendio viene domato e il fumo inizia a diradarsi. Ma rimangono piccoli fuocherelli vivi, difficili da estinguere l’odore acre, quello che pizzica in gola, che non fa respirare. Ma l’impressione è che poteva andare peggio. Molto peggio. Sul posto arrivano anche l’Asl di Caserta e l’Arpac per le analisi dell’aria. E’ stata installata una colonnina che, dopo 24 ore, darà i risultati. Sarà importante verificare le sostanze immesse nell’aria (e nei polmoni dei cittadini). Passata la paura occorre ora capire cosa sia realmente successo, cosa ha scatenato quello che si preannuncia un immane disastro ambientale. Secondo le prime ipotesi, ancora largamente al vaglio delle forze dell’ordine, il rogo sarebbe partito da una cabina elettrica. A quanto è dato sapere, sembra che qualche operaio presente sul posto abbia indicato proprio quella come zona dal quale tutto è iniziato. Fra le altre ipotesi un cortocircuito nell’impianto dei pannelli solari. Ma saranno le dettagliate analisi dei vigili del fuoco a stabilire con certezza la causa, assieme alle indagini delle forze dell’ordine. Ciò che resta, ora, è l’ennesima tragedia ambientale in un territorio già allo stremo.

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