Draghi torna a spingere: serve unione fiscale europea e budget comune

Per competere a livello globale serve un'unione fiscale europea che possa mettere in comune un budget condiviso.

(Photo by Daniel ROLAND / AFP)

MILANO – Per competere a livello globale serve un’unione fiscale europea che possa mettere in comune un budget condiviso. A un mese dal passaggio di consegne con Christine Lagarde il presidente uscente della Bce Mario Draghi torna a pungolare i governi sulla necessità di una riforma fiscale complessiva dell’Eurozona “a fronte delle debolezze dei singoli Stati”. E nello stesso tempo difende le scelte espansive messe in atto nelle ultime settimane dalla Banca centrale.

La necessità

In un’intervista al Financial Times il presidente della Bce sottolinea: “Un impegno a lungo termine per l’unione fiscale è essenziale per la zona euro per competere con altre potenze globali”. E aggiunge: “Data la debolezza intrinseca degli stati nazionali in un mondo globalizzato, ciò che conta è rafforzare l’Unione. In alcune aree, un’ulteriore integrazione favorirebbe il raggiungimento di questo obiettivo”. E per Draghi strada obbligata è quella di mettere in comune i bilanci anche se riconosce le difficoltà, specie politiche di una simile scelta. “Per avere un’Ue più forte abbiamo bisogno di un bilancio comune della zona euro. Chiaramente il dibattito politico su questo ha ancora molta strada da fare. Ma sono ottimista”.

L’idea

La proposta ricalca una vecchia idea lanciata dal presidente francese Macron e già esaminata a Bruxelles. I ministri delle finanze europei a primavera hanno infatti convenuto di creare un bilancio comune della zona euro, ma i piani sono una versione molto meno ambiziosa dello strumento di stabilizzazione fiscale che Macron aveva inizialmente promosso. E la strada da percorrere appare lunga e ricca di ostacoli.

La situazione

Draghi difende anche le scelte nel campo delle politiche monetarie e ricorda che la Banca centrale è ancora pronta ad usare le armi a sua disposizione, a cominciare da un nuovo Quantitative easing per sostenere le singole economie. “La politica monetaria può fare il suo lavoro, ma in assenza di una capacità stabilizzante, lo farà più lentamente e con più effetti collaterali” dice Draghi aggiungendo che se ai politici non piace questa politica monetaria “dovranno agire da soli”. La direzione intrapresa per Draghi comunque non deve cambiare: “Abbiamo fatto abbastanza? Sì, abbiamo fatto abbastanza e possiamo fare di più”, taglia corto il presidente Bce.

Di Paolo Tavella

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