Editoria, al via gli stati generali. Conte: “Sarà un percorso complesso ma inclusivo”

Foto Filippo Attili / LaPresse in foto Giuseppe Conte

ROMA – Si sono aperti gli Stati generali dell’editoria, iniziativa voluta dal Governo per arrivare ad una riforma del settore attraverso l’ascolto di normali cittadini e degli operatori coinvolti: non solo editori e cronisti, ma anche esponenti del mondo della pubblicità e dei cosiddetti ‘over the top’, cioé Google e Facebook.

Di leggi su quotidiani e giornalisti “se ne parla da anni, e da anni non si fa nulla“, spiega il premier Giuseppe Conte, presentando un percorso di diversi mesi che sarà “complesso ma inclusivo”, anche perché il settore è “delicato per la democrazia” e viene sempre più influenzato dalle potenza di post e video sui social network. Questi “per voi si tratta di disinformazione, ma per molti cittadini sono la reale informazione”, spiega Conte rivolto a giornalisti ed editori, invitandoli alla riflessione e al confronto.

Nelle prossime settimane si inizierà con la raccolta di opinioni sul sito web del dipartimento del Governo che si occupa di informazione ed editoria: chiunque potrà contribuire. Successivamente, in maggio, ci sarà il dialogo con gli operatori di settore: editori, giornalisti, direttori dei tg e così via.

In giugno, si terrà un confronto pubblico di due giorni, che verrà ospitato a Torino

In luglio il Governo procederà alla sintesi e alla valutazione politica, per presentare le proposte di legge a settembre alle commissioni parlamentari. “Iniziamo questo percorso, spero, nella massima collaborazione“, spiega il sottosegretario all’Editoria, Vito Crimi.Se l’idea è di continuare a pensare che l’unica forma per sostenere l’editoria è il contributo diretto, signori, non ci siamo“, sottolinea Crimi a margine della cerimonia d’avvio degli Stati generali.

Sulle agenzie di stampa, il sottosegretario sostiene che la recente riforma targata Lotti “abbia creato non pochi disagi ed è stata contestata da tutta la categoria, non solo dalle agenzie“. L’ex ministro dem, da parte sua, replica ricordando di aver mantenuto stabile l’apposito fondo di 50 milioni di euro, chiedendo all’esponente M5S se ha intenzione di ridurlo.

Il sottosegretario, sollecitato dai giornalisti, spiega che le agenzie di stampa dovrebbero tendere a concentrare le loro capacità, perché al momento c’è “troppa frammentazione”. Su possibili fusioni, Crimi dice di lasciare il campo “alla libera determinazione delle agenzie”, sottolineando però di credere che non ci siano altre strade.
(LaPresse)

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