Egitto, attivisti Zaki: “Dopo le nuove misure non sappiamo quale destino lo attenda”

"Vorremmo condividere due aggiornamenti su Patrick Zaki che ci confondono ulteriormente, perché non sappiamo quale destino lo attenda nel prossimo futuro. Lunedì 12 luglio, la Corte d'Appello, tenuta in un'aula consultiva, ha ordinato altri 45 giorni di detenzione preventiva, in attesa delle indagini".

Foto Fabio Cimaglia / LaPresse

BOLOGNA – “Vorremmo condividere due aggiornamenti su Patrick Zaki che ci confondono ulteriormente, perché non sappiamo quale destino lo attenda nel prossimo futuro. Lunedì 12 luglio, la Corte d’Appello, tenuta in un’aula consultiva, ha ordinato altri 45 giorni di detenzione preventiva, in attesa delle indagini. Oltre all’udienza di lunedì, martedì 13 si è tenuta una sessione investigativa da parte della Procura suprema di sicurezza dello Stato, una misura presa per la prima volta dalla prima settimana del suo arresto, nel febbraio 2020. L’indagine è durata più di due ore, durante le quali Patrick è stato interrogato nel dettaglio sulla natura del suo lavoro, sui suoi progetti di ricerca passati e sul suo background formativo. Speriamo che le nuove misure non siano un’indicazione di sviluppi negativi, che renderebbero la sua vita ancora più difficile”. Lo hanno scritto sul loro profilo Facebook, gli attivisti Patrick Libero, commentando gli sviluppi giudiziari sul caso Zaki, lo studente egiziano, iscritto all’università di Bologna, detenuto in Egitto dal febbraio 2020.


“Speriamo che, con la ripresa delle indagini, emerga presto la sua innocenza e che la falsificazione del verbale di arresto sia chiarita – continuano -. Speriamo anche che l’accusa prenda in considerazione le richieste presentate dai suoi avvocati nel corso di un anno e mezzo di detenzione preventiva: documenti che provano la falsificazione del verbale d’arresto, la sua tortura e la sua detenzione un giorno intero prima della data indicata ufficialmente (nel verbale falsificato). La verità è che questi nuovi sviluppi potrebbero avere un impatto positivo o negativo sul caso. Tutto quello che speriamo, dopo quasi un anno e mezzo di custodia cautelare senza indagini, è che riprendere le indagini sul suo caso acceleri la decisione dell’accusa, che faccia cadere tutte le accuse contro di lui e lo lasci libero di tornare alla sua vita, per riprendersi da questa ingiustificata esperienza dolorosa per lui e per la sua famiglia, il più presto possibile”. La detenzione del giovane egiziano è iniziata il 7 febbraio 2020, quando appena arrivato in Egitto, all’aeroporto del Cairo, Zaki è stato fermato dalle autorità locali.

LaPresse

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