Energia: Ue, da extraprofitti aiuti per 140 miliardi ma con taglio consumi del 5%

La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen mentre parla al Parlamento europeo a Strasburgo, nella Francia orientale, mercoledì 14 settembre 2022. (AP Photo/Jean-Francois Badias)

STRASBURGO(FRANCIA) – Per ridurre la domanda e abbassare i prezzi non si può fare a meno dei tagli ai consumi. E’ questo il messaggio che Bruxelles ha lanciato agli Stati membri, presentando, questa volta in versione ufficiale, il suo piano per far fronte alla crisi energetica. La Commissione europea vuole imporre un obbligo per ridurre il consumo di energia elettrica di almeno il 5% durante le ore di punta che gli Stati membri dovranno identificare nel periodo che corrisponde al 10% delle ore con il prezzo più alto.

Non solo ai paesi europei si chiede anche di ridurre la domanda complessiva di elettricità di almeno il 10% fino al 31 marzo 2023. La proposta dovrà ora essere discussa dagli Stati che potrebbero modificarla prima dell’approvazione al Consiglio straordinario energia del 30 settembre. Nelle intenzioni della Commissione i tagli, oltre alle entrate generate, possono anche “contribuire a ridurre i prezzi, riducendo la necessità di costose centrali elettriche a gas per soddisfare la domanda”. “Non si tratta di chiedere alle persone di sedersi in una casa gelata o che condividano l’acqua del bagno con un’altra famiglia” ma di “informare i cittadini su come risparmiare meglio l’energia perché questo ridurrà le loro bollette energetiche”, ha rimarcato il vicepresidente esecutivo della Commissione europea, Frans Timmermans.

Ma se da un lato la Commissione toglie, dall’altro prospetta nuove entrate dalle misure che incideranno sui profitti delle aziende energetiche. Ben 140 miliardi che potrebbero andare a beneficio dei consumatori tramite interventi pubblici statali. La gran parte verrà dal tetto ai ricavi dei produttori di energia elettrica cosiddetti “inframarginali”, ovvero che generano energia elettrica con tecnologie meno costose, come le rinnovabili, il nucleare e la lignite, e alimentano la rete a un costo inferiore rispetto al livello di prezzo fissato dai produttori “marginali”, normalmente il gas.

La Commissione propone di fissare il massimale sui ricavi inframarginali a 180 euro al Megawattora, misura che nei suoi calcoli potrebbe fruttare fino a 117 miliardi di euro all’anno. L’altra fonte di entrata è data dal contributo di solidarietà di almeno il 33% sugli utili in eccesso generati dalle attività nei settori dei combustibili fossili. Per dirla con Timmermans si tratta di “misure senza precedenti” per una “situazione senza precedenti”. Ecco perché è stato scelto lo strumento della procedura d’urgenza prevista dall’articolo 122 del Trattato, che consente di bypassare il Parlamento e approvare un regolamento vincolante direttamente dal Consiglio.

E’ probabile che, come col pacchetto sul gas di luglio, nel Consiglio del 30 settembre i ministri dell’Energia riusciranno a introdurre una serie di eccezioni e forme di flessibilità, ma vista l’urgenza il provvedimento sarà liquidato. Rimane aperta invece la questione del price cap al gas, che la proposta della Commissione nemmeno menziona, ma che rimane sul tavolo della Commissione e che sarà probabilmente trattato dai leader nel Consiglio europeo. “Stiamo approfondendo la nostra analisi su come funzionerebbe un tetto massimo orizzontale su tutto il gas importato in Europa e quali sono le sue implicazioni”, conferma la commissaria Kadri Simson.

Ormai è chiaro che lo scenario del mercato energetico non tornerà ai livelli prebellici, né sul livello dei prezzi – dovremmo prepararci a diversi inverni difficili, avverte Timmermans – fra qualche anno potremmo ritrovarci con un mercato completamente nuovo. Entro la fine dell’anno la Commissione – ha annunciato oggi la presidente von der Leyen – avvierà la riforma del funzionamento del mercato elettrico, con il famoso disaccoppiamento del prezzo dell’elettricità da quello del gas, ormai non più funzionante.

Mentre per l’Ue, oltre alla grande spinta sulle rinnovabili il cui target è stato alzato dal 40 al 45% dal piano RepowerEu – si apre la partita dell’idrogeno, forse la vera grande novità emersa dal discorso sullo stato dell’Unione. Sarà creata una nuova Banca europea dell’idrogeno che potrà investire 3 miliardi di euro per garantire l’acquisto di idrogeno rinnovabile, un nuovo mercato che potrebbe diventare “la chiave di volta per l’Europa”.(LaPresse)

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