Eroina nel vano lavanderia. Arrestato fratello del boss

Il blitz nell’isolato B3/6 del Parco Verde. La droga avrebbe assecondato le esigenze di 500 clienti

CAIVANO – Spallata poderosa al clan Ciccarelli di Caivano e, in generale, alla criminalità organizzata dell’hinterland nord. Conm un blitz ‘chirurgico’ i carabinieri hanno arrestato Giovanni Ciccarelli, fratello del capoclan Antonio, detenuto, alias ’a munnezza. Il 51enne è finito in manette con l’accusa di spaccio di stupefacenti, l’affare per antonomasia della famiglia malavitosa.

I carabinieri della sezione radiomobile locale hanno perquisito il vano ascensore della palazzina in cui vive Ciccarelli, nell’isolato B3/6 del Parco Verde. Ma il momento clpu dell’operazione si è avuto quando gli uomini in divisa hanno perlustrato un ambiente utilizzato in via esclusiva da Ciccarelli per stendere e asciugare il bucato. Non solo capi di abbigliamento e lenzuola, al suo interno, ma anche e soprattutto un panetto di oltre mezzo chilo di eroina.

Droga ancora da tagliare in quantità tali da poter assecondare le esigenze di circa 500 clienti con altrettante dosi da smerciare.
Ciccarelli è stato arrestato per detenzione di droga a fini di spaccio. Dopo le formalità di rito in carcere, a suo carico è stato disposto il trasferimento in carcere, in attesa di spiegare al giudice le sue ragioni. La sua vicenda giudiziaria entrerà nel vivo nelle prossime ore, quando il gip del Tribunale di Napoli Nord stabilirà se convalidare o meno l’arresto effettuato dai carabinieri della compagnia locale, guidata dal capitano Antonio Cavallo.

I Ciccarelli sono tra le organizzazioni criminali più influenti di Napoli e provincia. Una cosca capace di ingrandirsi, nel corso degli ultimi anni, grazie a una fitta rete di alleanze, riuscendo a superare i confini regionali.

Una recente inchiesta della Dda di Catania ha fatto emergere i rapporti di collaborazione che i Sautto-Ciccarelli avevano intrapreso con le cosche dei Cursoti milanesi e dei Cappello-Bonaccorsi, quest’ultima considerata dall’antimafia l’organizzazione più potente della Sicilia orientale. Le alleanze hanno inoltre permesso ai Sautto-Ciccarelli di poter trasformare il Parco Verde nella più grande piazza di spaccio del Mezzogiorno. Per alcuni, addirittura d’Europa. Una enorme base di smercio che ha costruito il suo successo sulle ceneri della ‘vecchia’ Scampia. A spalleggiare i signori della droga del Parco Verde, secondo la Direzione investigativa antimafia, sarebbe la potente Alleanza di Secondigliano, la consorteria criminale nata dal patto e dai vincoli di sangue tra i Contini di San Giovanniello, i Licciardi della Masseria Cardone e i Mallardo di Giugliano.

Quanto ad Antonio Ciccarelli, al centro dei verbali degli ultimi pentiti eccellenti della cosca, del classe 1970 ha parlato di recente il collaboratore di giustizia Mariano Alberto Vasapollo. Quest’ultimo fu colpito, nell’aprile 2022, da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere perché accusato, insieme proprio a Ciccarelli, di due omicidi datati 2014. L’8 agosto di quell’anno venne ucciso Gennaro Amaro: secondo la Dda il boss Antonio Ciccarelli sarebbe il presunto mandante, mentre Vasapollo ’o romano, così chiamato per l’accento romano con il quale solitamente il papà parlava, l’esecutore materiale mentre Antonio Cocci, pure lui nel frattempo diventato collaboratore di giustizia, avrebbe ricoperto il ruolo ‘specchiettista’; aspetto, però, che ha chiarito e respinto nei suoi primi verbali. Cocci ha indicato in Mariano ’o romano il sicario di Amaro: gli avrebbe sparato di mattina mentre era in sella a un bicicletta. “Il pomeriggio poi andammo a mangiare tutti in una trattoria a Napoli – le dichiarazioni di Tonino ’o chiatto – ci siamo spostati dal Parco Verde perché era pieno di polizia”. Prima di lui un altro pentito del rione, Gennaro Masi, alias ‘culò’, aveva parlato di questo omicidio, affermando di averlo saputo direttamente da Vasapollo. Lo scenario è il ‘sistema’ costruito in quegli anni per lo spaccio, compresa la rete di ‘piazze’ obbligate a rifornirsi di cocaina dal clan. “Venne ammazzato su ordine di Ciccarelli perché gli aveva riferito che Massimo Gallo e Carlo Oliva lo volevano uccidere. Il motivo fu che Gennaro Amaro dava fastidio. Non solo egli aveva creato zizzania tra Gallo e Ciccarelli ma aveva anche il vizio di andare sulle piazze di spaccio picchiando gli spacciatori e prendendo la cocaina, eroina e soldi. Lui faceva uso di droga, dava fastidio”. Il 13 ottobre, invece, fu ammazzato Emilio Solimene: secondo la Dda Ciccarelli sarebbe stato il mandante e nel corso di un summit con Masi e Vasapollo avrebbe dato incarico a loro due di ucciderlo. Vasapollo ha inoltre consegnato una lettera – datata settembre 2022 – che ritiene gli sia stata inviata dallo stesso Tonino ‘a munnezz, nel quale il capoclan gli avrebbe chiesto di intraprendere una falsa collaborazione con la giustizia, ovvero di scagionarlo in merito agli omicidi Amaro e Solimene. “In particolare mi scrive che se io lo avessi discolpato avrebbe pensato lui a me e al mio mantenimento, facendomi avere una somma dai 5 ai 10mila euro al mese, somma che sarebbe arrivata alla mia compagna. In poche parole Ciccarelli vorrebbe che io dichiarassi che l’uccisione di Solimene era stata una iniziativa mia e di Masi, mentre questo non è assolutamente vero, dal momento che come ho rappresentato in precedenti interrogatori, Ciccarelli è il mandante di entrambi gli omicidi”.

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