Europee, è incognita partecipazione. L’Italia è il Paese più euroscettico

La piccolissima Malta, dove invece votare non è obbligatorio per legge

AFP PHOTO / FREDERICK FLORIN

BRUXELLES – E’ la partecipazione la principale incognita di queste elezioni. Le istituzioni europee temono che il vento sovranista e la crisi economica, da cui non tutti gli stati europei sono realmente usciti, allontanino dalle urne molti cittadini. Un timore fondato se si osserva la tendenza degli ultimi anni. Nel 2014 in Italia hanno votato il 57.2 % degli aventi diritto. Un dato che mostra un netto calo rispetto alle precedenti elezioni del 2009 quando votarono il 65.1% degli italiani.

L’integrazione europea

Ma soprattutto le statistiche evidenziano un cambiamento nell’atteggiamento dell’opinione pubblica nei confronti dell’Europa. Perché l’Italia, paese fondatore dell’Ue, ha vantato il record europeo di maggior affluenza alle urne in due tornate elettorali nel 1994 e nel 1999, quando la spinta all’integrazione europea era più forte e c’è stato il lancio della moneta unica.

I britannici sono meno euroscettici degli italiani

A fronte dello slancio europeista dell’opinione pubblica italiana negli anni ’90, l’Italia risulta oggi ultima tra i paesi europei che sostengono l’Ue. Secondo l’ultimo sondaggio dell’Eurobarometro, solo il 43% degli italiani ritiene che il paese abbia tratto benefici dall’appartenenza all’Ue, persino i britannici sono meno euroscettici degli Italiani, mentre in generale il 68% degli europei è soddisfatto di far parte dell’Unione.

I più reticenti a recarsi alle urne delle elezioni europee sono i paesi dell’Est

L’Italia resta comunque uno dei paesi che maggiormente partecipa alle elezioni europee. Nel 2014 la media europea è stata del 42.6%, un tasso più o meno stabile se si considerano le elezioni degli ultimi quindici anni. I più reticenti a recarsi alle urne delle elezioni europee sono i paesi dell’Est, alle ultime elezioni solo il 13% degli slovacchi è andato a votare. Ma una scarsa partecipazione si nota in tutto il blocco dei cosidetti paesi di Visegrad, appena un quarto dei cittadini aventi diritto sono andati a votare in Polonia, e Ungheria, solo il 18% in Repubblica Ceca.

Il rischio astensionismo

In alcuni paesi il voto è obbligatorio, è il caso del Belgio, cinque anni fa l’89% dei cittadini è andato ai seggi. La piccolissima Malta, dove invece votare non è obbligatorio per legge, è stato il paese che più si è mobilitato nelle ultime tre elezioni. Il rischio astensionismo ha spinto il Parlamento europeo ad investire in una massiccia campagna di informazione. Che ha visto migliaia di volontari mobilitarsi in Italia e in tutt’Europa, sull’onda dello slogan “Stavolta voto!”.

(LaPresse/di Margherita Sforza)

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