Fattori: “Gli attivisti M5S non voteranno Manfredi”

La senatrice Elena Fattori: “Per il simbolo lunga disputa legale, le espulsioni sono per controllare i seggi”

Napoli – Aspettando Alessandro Di Battista. E’ questa la fotografia scattata dal racconto di Elena Fattori, senatrice oggi in Sinistra Italiana ma con un passato dal grillina. Ha lasciato il Movimento 5 Stelle già durante il primo governo di Giuseppe Conte, quello con la Lega di Matteo Salvini. “A Napoli nessun attivista o esponente serio del M5S voterà Manfredi, espressione di soli cinque o sei parlamentari attaccati alla poltrona”.

Onorevole, i suoi ex colleghi litigano con Casaleggio per l’elenco degli iscritti e per il simbolo. Chi ha ragione?
Non ho mai avuto in simpatia Casaleggio, ma in questo momento ha ragione lui. Sono molti gli elementi che non collimano con il rinnovamento del M5S. Nel 2017 il Movimento venne rifondato da Casaleggio e Di Maio. Sono entrambi fondatori del nuovo M5S con lo statuto che prevede l’elezione del capo politico. Ma un capo politico a norma di legge non lo hanno mai avuto perché Di Maio è stato scelto prima. Subito dopo c’è stato un passaggio formale per riconfermarlo. Poi è arrivato Crimi, anche lui mai eletto, è diventato reggente pro tempore che doveva in tre mesi portare all’elezione di un nuovo leader eletto scelto regolarmente. Da lì si è generato il caos tra i parlamentari di partito. Se si fosse votato subito dopo la reggenza, avrebbe vinto Di Battista e per impedirlo si sono inventati la leadership condivisa. La verità è che il M5S non apparteneva alla classe dirigente che si è autolegittimata, nessun ministro è stato mai scelto o votato e condiviso. L’unica figura spendibile che consentirà a questa gente, cinque o sei persone che vogliono la deroga al secondo mandato pur di restare in Parlamento, è Conte perché ha una certa popolarità e capacità politica. Ma Conte non è popolare tra i 5 Stelle, l’unico modo per farlo vincere è ostacolare tutti quelli che potrebbero giocarsela, come Di Battista o Morra.

Chi sono i quattro o cinque di cui parla? E non potendo più utilizzare Rousseau visto il debito accumulato, come fanno i grillini a legittimare Conte?
Quelli fanno un sondaggio sui social, una finzione con parvenza di legalità. Conte non è nemmeno iscritto al M5S. Il 5 Stelle autentico eleggerebbe Di Battista, lui è considerato il simbolo di quello che era il Movimento. Parlo di Crimi, Di Maio, Fico, Cancelleri, Taverna e pochi altri. Ormai ci sono pochi posti e per questo un terzo del gruppo parlamentare è stato praticamente espulso.

Crede che i dissidenti di Napoli che non accettano Manfredi possano vincere la battaglia politico-legale sul simbolo?
Il problema vero è che chi si allea col Pd sono solo 5 parlamentari impauriti. Loro andranno con Manfredi, ma i territori no, non avranno nessuno che fa campagna elettorale per l’ex ministro. L’ alleanza col Pd sui territori è una forzatura che non porta ad avere i voti del M5S, ma solo dei parlamentari che stanno col Pd. Pensare di combattere la destra facendo violenza contro chi lavora sui territori è prevaricazione. La mia impressione è che così facendo spianano la strada ai sovranisti. Conte vuole un Movimento liberale e centrista ma così non è il M5S. Non credo neanche nel 16% soprattutto al Sud che è stato molto tradito.
Chi ha diritto al simbolo, i filocontiani o i dissidenti che vorrebbero utilizzarlo contro l’alleanza giallorossa?

Ci saranno nuove espulsioni?
Il problema grosso è che Casaleggio con Di Maio è il padre fondatore dell’attuale M5S. Il contenzioso può andare avanti per sempre. Non so chi avrà il simbolo, ci sono già cause in corso. Di Maio non potrebbe espellere i vari personaggi eletti localmente prima del 2017 con la vecchia associazione M5S, quella precedente a quella fondata nel 2017 da Di Maio e Casaleggio. Dovranno decidere gli avvocati anche perché Davide Casaleggio in tutta legalità detiene il simbolo tant’è che quando si decideva se concedere l’utilizzo del simbolo alla lista, con la vecchia associazione se ne occupava Grillo, con quello nuovo Di Maio e Casaleggio.

Lei dopo aver lasciato il M5S ha aderito a Sinistra Italiana che non sostiene Draghi. Cosa non la convince del centrosinistra allargato al M5S?
Sono preoccupata dalla modalità artificiale della costruzione dell’area del centrosinistra. M5S- Pd- Leu stanno tentando di riproporre l’alleanza del Conte due nata sull’onda di una necessità, ma sono partiti troppo diversi. Serviva l’anti salvinismo, c’era una tensione sociale importante, bisognava smorzare gli effetti negativi del Conte uno, ma l’alleanza strutturale tra questi partiti, non è omogenea poiché nata su una forzatura. Non si conquista il consenso con la prevacaricazione.

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