Festa, farina e forca

L'intervento dell'ex parlamentare Vincenzo D'Anna

Vincenzo D'Anna

La stella elettorale di Matteo Salvini brilla sempre più alta nel cielo. A nulla valgono le
evidenze di un Governo che in otto mesi ha prodotto un paio di leggi e qualche sparuto
decreto, inviato ad un parlamento in ferie fin dal suo insediamento, per scarsità
di argomenti da discutere ed approvare. A nulla valgono i puntuali riscontri alle
critiche che da mesi i commentatori e gli economisti evidenziano su deficit e
spread in aumento, difficoltà di collocare sul mercato finanziario i titoli del debito
statale, il calo del prodotto interno lordo e degli occupati. Sembra che a buona parte
degli italiani interessi solo la futura elargizione del reddito di cittadinanza, la riforma
dell’età pensionabile, la legge sulla legittima difesa che reintroduca la legge del
taglione nella Patria che fu la culla del diritto e delle garanzie processuali. Alla
gente che crede di poter discutere e giudicare di tutto e di tutti su Fb e Twitter poco
interessano i valori civili e le garanzie costituzionali, ogni approfondimento risulta
essere un fastidioso inutile ritardo. Un’idea sbrigativa dello Stato, della Democrazia
e delle garanzie costituzionali ha finito per prevalere anche innanzi al mutismo
sussiegoso di coloro che i talenti personali non li spendono per il governo della comunità ma solo per realizzare gli interessi di se stessi. L’utilitarismo e l’egoismo smembrano l’idea stessa di comunità e di pace sociale sulle quali si fonda la civile convivenza tra cittadini e patrioti. Per sintesi allegorica, potremmo dire che l’idea dello Stato che si va prefigurando, sotto i colpi di piccone del qualunquismo di chi ci governa, è somigliante più a quella del Regno delle due Sicilia che agli Stati liberali ed alle democrazie di tradizione anglosassone. ‘Feste, farina e forca’, sembra essere questo il principio che si impone per i sedicenti rivoluzionari gialloverdi che inneggiano alla Trimurti, non quella di Robespierre ma di Ferdinando I di Borbone, il re Lazzarone. L’economia va in malora e torniamo alla recessione ? È l’Europa matrigna e perfida che ci procura il triste destino. La gente si sente insicura come in ogni altra parte delle società opulente e libertarie? Si invocano i flussi migratori dei neri e dei musulmani come causa prima dei delitti più abietti, come se non mancassero, purtroppo, casi di cronaca nera efferatissimi commessi da italiani. Uno scienziato a caccia di notorietà e di libri da vendere, l’ipervaccinista ed iperparolaio Burioni, afferma che gli italiani mischiano le malattie infettive ai migranti, procurando altro fiato alle trombe xenofobe. I ladri esistono da quando esiste il mondo, in
questo novero è utile inserire i milioni di “onestissimi” cittadini che frodano lo Stato quotidianamente, e per rassicurare tutti occorre sacrificare il concetto di proporzionalità della reazione dell’offeso rispetto all’offensore che va sterminato senza altra precauzione, senza accettare il grado di colpevolezza, sparare anche se lo si trovi in giardino a rubare arance e mandarini. Insomma, ad ogni evento c’è un rimedio superficiale e rapido da opporre, dettato dai Trucidi giunti al Governo. Non aiuta certo la scuola a sfornare buoni cittadini, basti guardare il tenore dei quiz che imperversano nelle televisioni e le asinerie che si ascoltano o che si leggono ovunque quotidianamente. Emanuele Severino, filosofo italiano, aveva previsto che la società sempre più massificata ed ignorante avrebbe trovato in ogni suo articolato un aiuto determinante dall’utilizzo della tecnica offerta dal progresso tecnologico e merceologico. Aveva però ammonito che l’uomo è il decisore ultimo, l’elettore che elegge i governi che vive quotidianamente in società non può delegare queste cose alla tecnica senza rimanerne un giorno soggiogato per ignoranza. E cosa dire delle tanto abusate parole dell’ultimo ventennio, Vergogna e Onestà? Vergogna ed Onestà pretese dagli avversari politici dai ceti dirigenti di un tempo dai parlamentari di un parlamento che andava aperto come una scatola di tonno da sedicenti rappresentanti del popolo capeggiati da soggetti che si rimangiano ogni giorno un pezzo dei propri sbandierati propositi politici e programmatici. Da parlamentare fui spesso insolentito, come espressione di degenerazione della classe politica, da coloro che oggi si fanno guidare da personalità di Governo i cui genitori violano le leggi sul lavoro, sullo sfruttamento umano e leggi edilizie poste a tutela delle comunità urbane. È proprio vero che alcune volte le insolenze degli avversari politici diventano medaglie al valore delle quali andare fieri.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome