Foreste, la metà non esiste più

L'allarme del Wwf nella giornata mondiale: scomparsi 3mila miliardi di alberi

Foto Patricia De Melo Moreira / AFP

CASERTA – Disboscamento, consumo del suolo e progresso sfrenato. I polmoni del nostro pianeta sono sotto attacco ormai da oltre un secolo. Anni che pesano sul nostro pianeta che è sempre più in difficoltà. Ieri il Wwf, in occasione della Giornata mondiale delle foreste ha diffuso i dati di un rapporto appena pubblicato dal titolo ‘Pandemie, l’effetto boomerang della distruzione degli ecosistemi’. Un dossier che arriva proprio mentre l’Italia si trova ad affrontare l’emergenza sanitaria. Secondo i dati diffusi dal Wwf oggi quasi la metà della superficie forestale non esiste più. Rispetto ai 6mila miliardi di alberi che abbracciavano il pianeta all’inizio della rivoluzione agricola, oggi ne restino circa la metà, ovvero 3mila miliardi.

I POLMONI DEL PIANETA

Il Wwf fornisce anche una sorta di mappa della presenza degli alberi sul pianeta. Le foreste coprono il 31% delle terre emerse e grazie alla fotosintesi clorofilliana assorbono CO2 e contribuiscono alla lotta al cambiamento climatico. Producendo oltre il 40% dell’ossigeno atmosferico e sono l’habitat dell’80% della biodiversità terrestre. Vi abitano milioni di specie in gran parte ignote alla scienza, compresi virus, batteri, funghi e parassiti.

FORESTE ‘ANTIVIRUS’

Secondo lo studio dell’associazione che mira a salvare le specie in pericolo estinzione le foreste agiscono come un vero e proprio antivirus. Nel report ‘Pandemie, l’effetto boomerang della distruzione degli ecosistemi-Tutelare la salute umana conservando la biodiversità’ il Wwf Italia spiega come proprio la distruzione e il degrado delle foreste per mano dell’uomo stia favorendo la diffusione di virus, come il Covid-19. La distruzione delle foreste espone l’uomo a forme di contatto con nuovi microbi tramite le specie selvatiche che li ospitano. David Quammen spiega: “Dove si abbattono gli alberi e si uccide la fauna, i germi del posto si trovano a volare in giro come polvere che si alza dalle macerie”. La deforestazione, l’espansione di territori di caccia e la raccolta di carne di animali selvatici hanno portato l’uomo a un contatto più stretto con nuovi virus, che essendo facilmente soggetti a mutazioni si adattano bene e velocemente a nuove condizioni e a nuovi ospiti, uomo incluso.

Un fenomeno di questo tipo si è verificato con l’Ebola. Inizialmente portato dai pipistrelli che vivono nelle foreste incontaminate dell’Africa occidentale, poi si è trasmesso agli umani. Il virus una volta raggiunto l’ospite umano si diffonde poi con facilità agli altri individui, determinando una diffusione globale massicci.

IL CASO DELL’AUSTRALIA

Quello che si è concluso è stato un anno terribile per le foreste. Dopo Amazzonia, Bacino del Congo, Artico e Indonesia, l’Australia ha dovuto fronteggiare la strage degli incendi boschivi più catastrofici di sempre: si stima che oltre un miliardo di animali siano molti nelle fiamme e più di 12 milioni di ettari sono andati in fumo. Non è più confortante la situazione dell’Amazzonia, il polmone del pianeta, dove abbiamo ormai perso più del 17% della superficie forestale. Gli scienziati ritengono che siamo vicini al superamento del limite oltre il quale le foreste non saranno più in grado di svolgere le loro funzioni ecologiche.
Nonostante il 91% dei cittadini europei sia consapevole dell’importanza delle foreste per la propria vita, i consumi europei contribuiscono in maniera rilevante a distruggere le foreste del pianeta e altri ecosistemi trasformati in campi e pascoli.

Il Wwf cita poi lo studio pubblicato sulla rivista Nature, illustrato da Wannes Hubau, ricercatore al Museo Reale dell’Africa centrale di Bruxelles, secondo il quale entro il 2040, “quello che attualmente rappresenta il polmone verde del nostro Pianeta potrebbe produrre più Co2 di quanta sia in grado di immagazzinare”. All’Europa il Wwf chiede “una nuova forte proposta di legge entro il 2021”.

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