Forza Italia, la delusione della Carfagna che sognava il trono di Silvio

Sperava di diventare coordinatrice unica. Ermanno Russo resta con lei: “Unica a parlare di idee”. Ma Berlusconi si fida del Nord e spezza il sogno di Mara

Foto Roberto Monaldo / LaPresse

NAPOLI (Loredana Lerose e Giuseppe Palmieri) E’ delusa, Mara Carfagna. Sempre fedele al partito, sempre pronta a difendere Silvio Berlusconi anche nei momenti più duri. Si aspettava un riconoscimento importante, che desse risalto anche al fatto che Forza Italia ormai ha resistito soltanto al Sud. Sperava di diventare coordinatrice del partito, una volta che l’ex premier ha trovato un nuovo ruolo a Bruxelles. Invece niente. Berlusconi ha voluto imporre alla guida di Altra Italia un ‘quadrunvirato’. E Mara si è incupita, rinunciando a farne parte e ponendosi in netta contrapposizione. Nel limbo con lei Paolo Russo, Gigi Casciello ed Ermanno Russo. Ma sia chiaro che nessuno di loro pensa ad altri lidi, tutti, almeno per ora, restano all’interno di Fi. La confusione regna sovrana anche tra coloro che da un lato giurano fedeltà al cavaliere, come il coordinatore regionale Domenico De Siano, e dall’altro sostengono di condividere la linea della Carfagna. Delle due l’una. Purtroppo per gli azzurri Berlusconi vuole evitare i congressi, lanciare un nuovo contenitore e lasciare che a guidarlo con lui ci siano i soliti noti, o comunque persone di suo gradimento. La Carfagna e gli altri chiedono, per contro, che il rinnovamento non riguardi solo il simbolo, ma l’organigramma che deve essere più rappresentativo dei territori oltre che più vicino alle istanze dei cittadini. Carfagna parla di tornare tra la gente, Berlusconi di decidere, come sempre, in solitaria chi dovrà dargli una mano a guidare quel che resta del popolo azzurro. E’ chiaro che Carfagna, Casciello e i due Russo non possono tenere il piede in due scarpe per molto se il cavaliere non farà un passo indietro in nome della coerenza dovranno fare scelte diverse da Fi. “La Carfagna – ha detto Ermanno Russo – è l’unica oggi tra i dirigenti di Fi ad essere in grado di parlare il linguaggio comprensibile delle idee con chi ha scelto di ritirarsi sull’Aventino. A che serve trincerarsi dietro scelte di apparato, anacronistiche, dalla visione asfittica, opportunistiche, tese a chiudere ermeticamente i confini di un partito se poi gli elettori che hanno fatto grande questo stesso partito, oggi, sono altrove? A chi è venuta la brillante idea, insomma, di chiudere la stalla quando i buoi sono già fuggiti? – ha aggiunto il consigliere regionale – La storia di Fi del Sud, fatta di successi di governo e di opposizione dignitosa, non può essere né archiviata né svenduta da una classe dirigente del Nord che ha prodotto soltanto macerie in questo partito. Noi non siamo disponibili al dissanguamento”. Dalle parole di Russo sembra venir fuori un ragionamento diverso: i berlusconiani campani non sono dispiaciuti del fatto che non ci saranno congressi, né nuova classe dirigente scelta dai tesserati, ma del potere che gli azzurri del Nord avranno in abbondanza rispetto a quelli del Sud. Confusione su confusione che non fa bene a quello che resta di un partito che vedeva nella Campania, regione più azzurra d’Italia, un punto di riferimento. Oggi le cose sono cambiate, oggi Berlusconi punta sul Nord per contrastare l’avanzata della Lega al Sud. Machiavellico o folle? Per ora incomprensibile visto che corre il rischio di perdere esponenti importanti come la Carfagna e chi ha deciso di assecondarla, tra l’altro a meno di un anno dalle Regionali. Gli strappi da ricucire sono tanti, il futuro incerto. E il rompete le righe è ipotesi tutt’altro che esclusa negli ambienti azzurri.

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