Garlasco, offese a Stasi sui social, l’imputata: Chiara mi parla dall’aldilà

nella foto: Alberto Stasi

Milano, 4 mag. (LaPresse) – “Non volevo minacciare Alberto Stasi, io avevo paura di lui. Scrivevo quello che mi diceva Chiara, che mi parlava ogni giorno dopo la sua morte. Ho il dono di parlare coi morti fin da bambina, quando andavo a scuola”.

Si è difesa così Maria Grazia Montani, finita a processo a Milano per diffamazione e minacce nei confronti del ‘biondino di Garlasco’, condannato a 16 anni via definitiva per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi.

Il 34enne, durante tutti gli anni del processo, è stato costantemente bersagliato di insulti e minacce dalla pagina Facebook “Delitto di Garlasco: giustizia per Chiara Poggi”. Ad aprirla nel 2009 era stata proprio la Montani. L’obiettivo? “Parlare quotidianamente” dalla ragazza uccisa a Ferragosto del 2007 nella villetta di via Pascoli a Garlasco e tenere alta l’attenzione sul delitto.

La donna ha spiegato di essere una medium e di essere in grado di ricevere i messaggi della 26enne dall’aldilà, che puntualmente trasmette alla madre della ragazza. Come ha tentato di spiegare al giudice, sarebbe stata proprio la 26enne a dirle di leggere alcuni “articoli di giornale” relativi al delitto. “Mi parlava anche nei sogni – ha spiegato ancora l’imputata – e alcune volte mi svegliavo urlando”.

Proprio queste apparizioni avrebbero spinto la 51enne a prendere di mira Stasi. “Stasi sei finito, la pagherai, non basteranno i proiettili a fermare la parola divina”, sono alcune delle parole che la donna ha scritto su Facebook sul conto dell’ex studente della Bocconi. La sua azione di disturbo, però, non si è limitata alla ‘crociata’ sui social.

Nel settembre del 2013 nel parcheggio Atm del capolinea della metropolitana Famagosta, la Montani ha aspettato che Stasi scendesse dalla macchina e lo ha pedinato e fotografato. L’ex bocconiano, sentito in aula nei mesi scorsi, in quell’occasione si era sentito braccato.

“Mi trovavo lì perché in quel periodo, tre volte alla settimana, andavo a casa di mio padre a fare le pulizie. Quel giorno è stata Chiara a dirmi che Stasi si trovava in auto – è stata la versione dell’imputata – per questo sono uscita e ho scattato prima una foto alla mia macchina e poi alla sua.

A quel punto l’ho visto accovacciato sul sedile posteriore”. L’udienza è stata aggiornata al prossimo 18 giugno per gli interventi del pm, della parte civile e della difesa, dopodichè il giudice si ritirerà in camera di consiglio per la sentenza.

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