Giappone, scorie nucleari in mare: è scontro

NAPOLI – Fukushima fa ancora paura. Il primo ministro giapponese Fumio Kishida ha annunciato che le operazioni di sversamento in mare dell’acqua trattata proveniente dalla centrale nucleare avranno inizio giovedì, a patto che le condizioni meteorologiche lo permettano. Questo progetto, convalidato dall’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA) a luglio, mira a scaricare nell’Oceano Pacifico oltre 1,3 milioni di tonnellate di acqua trattata, stoccata nel sito saturo della centrale di Fukushima Daiichi, devastata dallo tsunami dell’11 marzo 2011.
Sebbene il governo giapponese e Tokyo Electric Power Company (Tepco), l’azienda privata che gestisce la centrale nucleare dismessa, affermino che queste operazioni non avranno conseguenze sull’ambiente o sulla salute umana, Greenpeace ha espresso una forte opposizione a questa decisione. L’associazione sostiene che il progetto “ignora le prove scientifiche, viola i diritti umani delle comunità che vivono in Giappone e nella regione del Pacifico e non è conforme al diritto marittimo internazionale”.
Secondo Greenpeace, questa mossa dimostra “il fallimento del piano di smantellamento della centrale di Fukushima Daiichi distrutta dal terremoto del 2011”. L’associazione ha sottolineato che, “a causa del fallimento della tecnologia di trattamento, circa il 70% delle acque reflue radioattive stoccate nei serbatoi dovrà essere nuovamente trattato. Scienziati hanno avvertito che i rischi radiologici derivanti dal rilascio di acqua contaminata non sono stati completamente valutati e che gli impatti biologici degli elementi radioattivi scaricati in mare sono stati ignorati”. Greenpeace ha espresso delusione e indignazione per questa decisione, affermando che è stata presa nonostante le preoccupazioni sollevate da pescatori, cittadini, residenti di Fukushima e dalla comunità internazionale. Anche l’US National Association of Marine Laboratories si oppone allo sversamento dell’acqua contaminata, sottolineando che il piano proposto solleva preoccupazioni per la salute degli ecosistemi marini e delle persone che ne dipendono. L’associazione critica anche l’Aiea, che ha approvato i piani di rilascio dell’acqua contaminata senza indagare sul funzionamento del sistema di trattamento e senza considerare i detriti di combustibile altamente radioattivi che continuano a contaminare le falde acquifere. Inoltre, Greenpeace sostiene che il piano non ha incluso una valutazione completa dell’impatto ambientale, come richiesto dagli obblighi legali internazionali, e che esiste il rischio di danni transfrontalieri significativi per i Paesi vicini. La decisione di avviare le operazioni di sversamento dell’acqua trattata dalla centrale nucleare di Fukushima ha suscitato una forte reazione da parte di Greenpeace e di altre organizzazioni che esprimono preoccupazioni per l’impatto ambientale e per la salute delle comunità colpite dalla decisione. La discussione su questo tema rimane aperta e continuerà ad essere oggetto di dibattito a livello internazionale. “Siamo profondamente delusi e indignati per l’annuncio del governo giapponese di rilasciare nell’oceano acqua contenente sostanze radioattive – dice Hisayo Takada, project manager di Greenpeace Giappone – questa decisione è stata presa nonostante le preoccupazioni sollevate dai pescatori, dai cittadini, dai residenti di Fukushima e dalla comunità internazionale, soprattutto nella regione del Pacifico e nei Paesi vicini”. Il 3 agosto 2023 – riferisce Greenpeace – “risultavano stoccati nei serbatoi 1.343.227 metri cubi di acque reflue radioattive, ma a causa del fallimento della tecnologia di trattamento, circa il 70% di queste acque dovrà essere nuovamente trattato. Diversi scienziati hanno avvertito che i rischi radiologici derivanti dal rilascio di acqua contaminata non sono stati completamente valutati e che gli impatti biologici degli elementi radioattivi che saranno scaricati in mare sono stati ignorati”. Il mondo guarda a Fukushima. Ancora una volta. Con grande preoccupazione.

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