Giosi Ferrandino: “Il Governo non lasci indietro il Sud”

L’europarlamentare del Pd: “Risorse insoddisfacenti, va destinato il 57% del Recovery. I Comuni non hanno personale formato per gestire i progetti con l’Ue”

Al Sud solo il 40% del Recovery Fund. Il premier Mario Draghi, poi, ha infierito, a torto o a ragione lo dirà il tempo: “I fondi saranno sempre pochi se non spesi”. Centinaia di amministratori locali del Mezzogiorno sono scesi in piazza contro il Pnrr, gli appelli di accademici e intellettuali si sommano. Eppure i principali partiti di governo sul tema non hanno detto quasi nulla, i parlamentari hanno ascoltato Draghi in Parlamento e votato il piano ‘al buio’. Nell’elenco dei non-oppositori c’è anche il Partito democratico. Qualcosa si muove in Europa, come testimoniano le parole del parlamentare europeo del Pd, il campano Giosi Ferrandino, che rivendica più risorse.

Ferrandino, 500 sindaci del Sud sono scesi in piazza contro il ‘Piano nazionale di ripresa e resilienza’ di Mario Draghi. Lei è stato sindaco, ora è parlamentare in un collegio che abbraccia quasi tutto il Mezzogiorno. Che ne pensa?

Che è giusto rivendicare maggiore impegno da parte del governo verso il Mezzogiorno. Guardi, la questione è molto semplice. La Commissione europea ha riconosciuto all’Italia il più alto importo in assoluto del Recovery proprio per le criticità che deve affrontare il Sud Italia. Il peso del Sud si aggira sul 57% del totale. Le previsioni del Governo di destinare il 40% al Meridione sono decisamente insoddisfacenti. Nei scorsi mesi abbiamo già aperto la questione con una interrogazione alla Von Der Leyen. Abbiamo pieno rispetto dell’autonomia degli Stati Membri, spetta a loro decidere come formulare i piani nazionali di ripresa e resilienza. Ma è evidente a tutti che il Recovery rappresenta forse l’ultima occasione per allineare il Meridione al resto d’Europa.

Crede che il 40% promesso dalla Carfagna sia troppo poco?

Molti lo definiscono uno scippo, anche Vincenzo De Luca è stato duro sul punto. Non credo si tratti di uno scippo, ma sicuramente credo che il governo debba credere di più sulle potenzialità del Sud e nelle sue possibilità di riscatto e sviluppo. Serve coraggio. Ci sono problemi di diverso ordine che conosciamo tutti. Ma il Sud è la chiave per la ripresa dell’Italia. Senza il Sud saremo sempre un Paese che non riesce a spiccare il volo. Gli altri Stati corrono. Vi assicuro che, per fare alcuni esempi, Portogallo, Polonia, Ungheria faranno passi in avanti da gigante nei prossimi anni. Rischiamo davvero di diventare marginali in Europa. Al Sud abbiamo poche imprese, che sono soprattutto di medie e piccole dimensioni. Diamo loro la possibilità di attingere ai fondi, senza tutta la burocrazia che sta affossando il Paese. Si innescherebbe un circolo virtuoso che gioverebbe a tutti.

Come dovranno essere gestiti? Da Regioni, Comuni o governo centrale?

Dipende dal progetto. Le infrastrutture da Governo e Regioni, la transizione digitale alle amministrazioni. Ma anche qui dobbiamo essere realisti: le piante organiche dei comuni sono ridotte all’osso, manca il personale perché le rotazioni sono state bloccate, soprattutto mancano competenze formate per gestire progetti da sviluppare in sinergia con l’Europa, e vi assicuro che è tutt’altro che semplice. Anche per questo io punterei maggiormente sulle imprese, che hanno più capacità di spesa. Immettiamo liquidità nel sistema economico, stimoliamone la scossa per fare in modo che si rilanci l’occupazione e che di riflesso ripartano i consumi.

Veniamo alla politica. Tra 5 mesi si vota nelle principali città della Campania: Napoli, Caserta, Benevento, Salerno e tanti altri Comuni. Il suo Pd deve cercare l’accordo con il M5S?

Lo ripeto da mesi, ormai: prima i programmi poi scegliamo la migliore figura che possa realizzarli. L’accordo con il M5S è possibile ma a patto che si sposi il medesimo programma. In queste settimane ho sentito vari nomi come quelli di Manfredi e Amendola. Parliamo di profili di altissimo livello, che saprebbero amministrare Napoli dopo dieci anni di immobilismo targato Luigi De Magistris. Poi è ovvio che con il Movimento 5 Stelle si può trovare un accordo e siglare un patto per il rilancio ambientale, culturale, turistico e urbanistico di Napoli.

Che ne pensa di Renzi che ha detto a Letta: o Italia Viva o il M5S?

Io personalmente non generalizzerei e ragionerei sui singoli casi. In alcuni casi una alleanza con i M5S è possibile, in altri, come a Roma, lo è di meno.

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