Governo: Meloni, discontinuità su giustizia e Covid. Stretta su sottosegretari, lunedì Cdm

In foto il premier italiano Giorgia Meloni Foto AP / Alessandra Tarantino

Conferma dell’ergastolo ostativo, rinvio di alcune parti della riforma della giustizia firmata Cartabia, stop anticipato dell’obbligo vaccinale contro il Covid per gli operatori sanitari. Sono questi i tre provvedimenti al vaglio del Consiglio dei ministri convocato per lunedì 31 ottobre alle 12 a Palazzo Chigi.

Si tratta del primo ‘vero’ Cdm del governo a guida Giorgia Meloni dopo quello di insediamento di domenica scorsa, seguito al passaggio di consegne con Draghi. Il premier, tuttavia, non perde tempo e punta a marcare fin da subito un segno di “discontinuità” rispetto ai precedenti esecutivi. A partire, appunto, dalla gestione della pandemia. All’esame ci sarà allora l’anticipo all’1 novembre della scadenza dell’obbligo vaccinale per chi esercita la professione sanitaria. Di conseguenza saranno abrogate le sanzioni previste per i sanitari no vax.

“L’obiettivo – spiegano da palazzo Chigi – è dare seguito all’indicazione tracciata dal Presidente Meloni nelle sue dichiarazioni programmatiche rese in Parlamento”. Gli altri due temi sul tavolo dell’esecutivo, invece, rigurderanno le carceri e la giustizia. Nello specifico, il governo varerà un decreto legge per mantenere il cosiddetto ‘ergastolo ostativo’, atto urgente alla luce dell’udienza della Corte Costituzionale fissata per l’8 novembre. “Una corsa contro il tempo – è il ragionamento – per garantire sicurezza sociale e impedire che ai detenuti mafiosi possano aprirsi le porte del carcere pur in costanza del vincolo associativo”.

Sempre sul tema della giustizia, il Cdm affronterà il rinvio al 30 dicembre 2022 dell’entrata in vigore di alcune disposizioni della ‘Riforma Cartabia’. Nelle intenzioni dell’esecutivo, il provvedimento intende rispettare le scadenze del Pnrr e consentire la necessaria organizzazione degli uffici giudiziari. Preoccupate, invece, le opposizioni. Secondo la capogruppo dei deputati Pd, Debora Serracchiani, infatti, il “rinvio in blocco dell’entrata in vigore della riforma della giustizia penale rischia di buttare a mare due anni di lavoro e di mettere a rischio i fondi Pnrr” e “sarebbe un inizio all’insegna dello scontro frontale con Bruxelles”.

La convocazione del Consiglio dei ministri arriva nel tardo pomeriggio, dopo un sabato di lavoro e incontri trascorso da Meloni a palazzo Chigi. La giornata del presidente del Consiglio si è aperta con la deposizione di una corona di alloro sulla tomba del Milite Ignoto all’Altare della Patria, primo impegno ufficiale dopo l’assunzione dell’incarico. “Un omaggio – twitta poi il premier – a tutti coloro che hanno sacrificato la propria vita per la nazione”.

Giovedì Meloni sarà a Bruxelles per il primo incontro con i vertici dell’Unione Europea. Prosegue, intanto, l’azione in ‘solitaria’ del vicepremier leghista Matteo Salvini su provvedimenti bandiera della Lega. “Finalmente si cambia anche sulla giustizia, avanti così” esulta Salvini, che rende noto di aver invitato i governatori di Calabria e Sicilia al ministero delle Infrastrutture per fare il punto sul Ponte sullo Stretto.

Nel mirino del leader leghista resta il reddito di cittadinanza: un miliardo di euro destinati al sussidio – spiega nella anticipazioni del nuovo libro di Bruno Vespa – potrebbero essere dirottati per finanziare quota 102 nel 2023. Mentre sull’Ucraina chiede che l’Italia si faccia promotrice di “conferenza internazionale di pace”. Sullo sfondo resta la partita interna al centrodestra per la nomina dei vice ministri e dei sottosegretari. Circa quaranta, ancora, le caselle da riempire per completare la squadra di governo, da distribuire coniugando la volontà di aumentare le ‘quote rosa’ e con la necessità di non ‘svuotare’ le aule parlamentari, soprattutto il Senato, dove i numeri della maggioranza sono più stretti.

Un posto andrà di sicuro al senatore FdI Giovanbattista Fazzolari, braccio destro di Meloni, destinato a ricoprire l’incarico di sottosegretario alla Presidenza con delega all’attuazione del programma. Tra i desiderata del leader azzurro, Silvio Berlusconi, la delega all’Editoria, con probabile riconferma di Giuseppe Moles o in alternativa Alberto Barachini. Nulla da fare per Valentino Valentini, che non approderà alla Farnesina, ma un posto potrebbe trovarlo al Mise.

Debora Bergamini invece dovrebbe essere riconfermata ai Rapporti col Parlamento, mentre Matilde Siracusano potrebbe approdare alla Cultura. Alla Giustizia invece l’azzurro Francesco Paolo Sisto come vice di Carlo Nordio, mentre Francesco Battistoni dovrebbe essere riconfermato sottosegretario all’Editoria. Tra i papabili della Lega figurano invece Edoardo Rixi, Vannia Gava, Nicola Molteni e Federico Freni e Claudio Durigon. In casa Fratelli d’Italia, Wanda Ferro potrebbe andare al Viminale, Andrea Delmastro alla Giustizia, ed Edmondo Cirielli agli Esteri, Paola Frassinetti all’istruzione e Maurizio Leo al Mef.

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