Governo, scontro all’ultimo voto M5S-Lega: campagna elettorale lunga e logorante

Foto Roberto Monaldo / LaPresse in foto Luigi Di Maio, Matteo Salvini

ROMA – È un rapporto ‘tormentato’, quello tra Lega e Movimento 5 Stelle. Dopo aver fatto risaltare tutti i punti in comune per dar vita al governo del cambiamento, mese dopo mese sono emerse con prepotenza soprattutto le differenze tra due forze politiche che hanno storie in antitesi e un futuro ancora tutto da scrivere. Ad acuire maggiormente le distanze, però, è la campagna elettorale per le Europee di maggio.


Il Carroccio continua a mantenere un vantaggio cospicuo sull’alleato

I Cinquestelle non possono permettersi di scendere una determinata soglia (il 30%), facendosi di fatto scavalcare dai soci, partiti con un onorevole 17 percento, che ora sembra più che raddoppiato.

L’esempio che ai piani alti del Movimento fanno, per spiegare lo stato dell’arte, è lo scontro sulla Tav. Nessuno della squadra di Luigi Di Maio crede davvero che sarà questo il detonatore per far saltare l’esecutivo, perché in fondo “si tratta sempre di scontri per guadagnare un voto in più”.

Il concetto di fondo è che “in Piemonte la maggioranza è per il sì” alla Torino-Lionem “ed è normale che Salvini si posizioni con loro, mentre noi saremo sempre contro: è una nostra bandiera e non possiamo, oltre che non vogliamo, ammainarla”. Il discorso è più ampio di quello che appare all’esterno, “perché Matteo ha anche le elezioni amministrative e vuole fortissimamente la Regione”.

Lo stesso ragionamento vale anche sulle trivelle. Il centrodestra da sempre è favorevole, per storia e tradizione, allo sviluppo delle imprese, anche multinazionali. Ecco perché si è creato l’attrito con il Movimento. “Sono spazi politici che ognuno, per la propria parte, occupa o tenta di occupare”, spiega un’altra fonte pentastellata.

“Ribaltando il paradigma, è come se noi ci mettessimo a fare campagna sull’accoglienza dei migranti, se i sondaggi fossero favorevoli agli sbarchi”. Il vero nodo su cui lo scontro è reale sembra essere la giustizia, dove le parti sono a una distanza siderale, come ha dimostrato plasticamente la polemica sulla prescrizione.

Chiariti questi punti, resta quindi solo un tema a essere esplosivo per il governo: l’opportunità politica. Se la Lega dovesse prendere il largo nei consensi, allora sì che il problema si porrebbe per i Cinquestelle. Perché “un contratto non è un’alleanza”.
(LaPresse)

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