Guerra nei 5 Stelle: leadership vicina per Conte ma i dissidenti tentano il raid

I “ribelli” potrebbero ottenere l’uso del simbolo alle Comunali

Con il lancio del nuovo Movimento 5 Stelle e il riconoscimento della leadership di Giuseppe Conte i grillini si apprestano a sposare ufficialmente la politica del doppio, ma anche triplo e quadruplo, forno. Stando a voci di palazzo, l’accordo tra l’ex premier e Beppe Grillo sul nuovo regolamento-statuto, è vicino e potrebbe vedere la votazione degli iscritti entro una decina di giorni, poiché posticipare significherebbe correre il rischio di una querelle sull’attribuzione del simbolo alle Amministrative.
Restano ancora dei dubbi sul via libera alla deroga al secondo mandato, voluta dai ‘delfini’, o forse ex delfini, del comico genovese Luigi Di Maio e Roberto Fico, che essendo ormai all’ottavo anno in Parlamento, senza una deroga avrebbero solo due possibilità: archiviare l’esperienza da portavoce istituzionali o cambiare partito. Non ci sarebbe da stupirsi se il ministro degli Esteri e il presidente della Camera con l’appoggio dei loro fedelissimi, come i parlamentari campani Agostino Santillo, Salvatore Micillo, Gilda Sportiello, Luigi Gallo e Alessandro Amitrano, optassero per la seconda scelta. Del resto il nuovismo pentastellato altro non è che un diversivo per dismettere i panni dei ‘rivoluzionari’ e indossare quelli dei governisti a tutti i costi. La storia insegna, e non c’è forza politica parlamentare, a parte Fdi, con cui il M5S non abbia governato, un record assoluto considerato che è stato raggiunto in soli tre anni di legislatura. Ma quello che va bene ai big romani, non è detto venga accolto bene dalla base grillina, o almeno non da tutti gli attivisti e men che meno dai consiglieri comunali e municipali uscenti che, in diverse città che andranno al voto in autunno, non sono stati coinvolti nelle scelte, né delle alleanze né delle candidature, e a Napoli potrebbero partecipare alle elezioni come competitor del M5S contiano ed essere i primi disturbatori del candidato giallorosso Gaetano Manfredi. Potrebbero esserci difficoltà a comporre le liste per le Municipalità, ma pare che il consigliere comunale uscente Matteo Brambilla e il consigliere regionale Marì Muscarà possano avere i numeri per quella del Comune. Movimento contro Movimento, un po’ come Kramer contro Kramer (rivalità che potrebbe, proprio come nel film, risolversi solo in tribunale). O forse no. Uno dei due Movimenti, quello contiano, ancora non esiste, poiché né lo statuto né la leadership di “Giuseppi” sono stati ‘autorizzati’ dagli iscritti. Ciò significa che laddove i ‘dissidenti’ chiedessero al garante Grillo l’utilizzo del simbolo, sarebbe difficile negarlo. Del resto si tratta di eletti con il M5S e non di nominati. Chi ha più diritto al simbolo tra chi ha portato voti al Movimento e chi voti ne ha portati a sé stesso? Perché la verità è che Conte non è mai stato iscritto al M5S, ma è stato bravo a ‘impossessarsene’. Non che al momento ci siano leader alternativi su cui puntare, visto che Fico, stando a quanto raccontano deputati e senatori oltre che gli attivisti locali, è riuscito a farsi terra bruciata intorno e che Di Maio, pur godendo di una rete di fedelissimi molto ampia, la sua occasione come capo politico se l’è bruciata. C’era chi sperava in Alessandro Di Battista, ma è difficile in questo momento nel M5S. E’ più probabile che unisca le forze con Davide Casaleggio, Nicola Morra, Barbara Lezzi e tanti altri fuoriusciti o espulsi che si stanno riorganizzando. E non c’è dubbio che parte dei grillini campani sia pronto a seguirli. Perché i malumori non ci sono solo a Napoli: anche a Caserta non tutti apprezzano le trattative con il sindaco uscente del Pd Carlo Marino. Probabilmente neanche a Salerno i 5 Stelle saranno compatti.

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