Hong Kong, calma alla vigilia del voto: primo test per Lam. Il papa: “Prego per la pace”

Circa 4 milioni e 130 mila cittadini sono chiamati alle urne per eleggere 452 consiglieri di 18 distretti

Foto Claudio Martinelli/LaPresse

HONG KONG – Notte di calma a Hong Kong alla vigilia del voto per il rinnovo dei Consigli Distrettuali nel primo test elettorale per il governo pro-Pechino dopo quasi cinque mesi di proteste. Circa 4 milioni e 130 mila cittadini sono chiamati alle urne per eleggere 452 consiglieri di 18 distretti. Per votare si sono registrati circa 400mila nuovi elettori, un segno interpretato positivamente dal campo democratico. Oltre mille i candidati.

Il messaggio del papa

Papa Francesco, nel suo viaggio in Giappone, ha inviato un telegramma a Carrie Lam, capo dell’amministrazione di Hong Kong. “Prego che Dio Onnipotente possa garantirvi benessere e pace”, ha scritto.

Hong Kong si prepara alle elezioni

Nella giornata di sabato, i gruppi di protesta hanno esortato i manifestanti a non organizzare disordini per non interrompere le operazioni di voto. Le autorità locali hanno infatti minacciato di sospendere le elezioni in caso di disturbi nei seggi elettorali e hanno smentito le voci secondo cui ai seggi sarebbero state utilizzate tecnologie di riconoscimento facciale. I dimostranti sperano che il risultato del voto possa inviare un messaggio al governo e puntano ad aumentare la propria rappresentanza nel consiglio (ora nelle mani dei partiti vicini alla Cina), che tradizionalmente ha una certa influenza nella scelta del governatore generale. Allo stesso modo, i candidati pro-Pechino stanno esortando gli elettori a sostenerli con l’obiettivo di esprimere frustrazione per i disagi causati dai continui scontri tra manifestanti e polizia.

Il ruolo dei consigli distrettuali

I consigli distrettuali hanno comunque un potere effettivo molto limitato, quindi di solito queste elezioni si svolgono a livello locale. Ma questa tornata è diversa. Si tratta delle prime elezioni da quando le proteste antigovernative sono iniziate a giugno, quindi fungeranno da cartina di tornasole, riflettendo quanto sostegno c’è per l’attuale governo. O per i manifestanti. Poi c’è il problema del governatore di Hong Kong. In base al sistema elettorale cittadino, 117 dei consiglieri distrettuali siederanno anche nel comitato che voterà per la nomina del capo dell’esecutivo. Quindi, una vittoria a favore dei ‘pro-democrazia’ potrebbe incidere alla fine su chi diventerà il prossimo leader della città.

Chi è Junius Ho

Tra i candidati, vi è il deputato pro-Pechino Junius Ho, uno dei politici più controversi della città. Ho è stato accoltellato all’inizio di novembre da un uomo che fingeva di essere un sostenitore. Nei mesi il deputato ha espresso apertamente il suo sostegno alle forze di polizia di Hong Kong e a luglio è stato ripreso mentre stringeva la mano a un gruppo di uomini – sospettati di essere parte della ‘triade’, la mafia cinese- che in seguito hanno aggredito i manifestanti democratici.

Chi è Jimmy Sham

Il volto dei manifestanti è invece Jimmy Sham, attivista politico recentemente salito alla ribalta come leader del Fronte dei diritti umani civili (gruppo responsabile dell’organizzazione di alcune marce di protesta) che si candida per la prima volta. Anche Sham è stato aggredito due volte nel corso delle proteste.

Nella giornata di domenica, ingenti forze di polizia saranno dispiegate vicino ai seggi elettorali. Alla vigilia, le forze dell’ordine hanno deciso di non forzare la mano offrendo una soluzione pacifica per abbandonare l’ateneo alle poche decine di studenti asserragliati all’interno della PolyU.

(LaPresse/AFP)

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