I business di Martinelli: truffe e autonoleggi in nome del clan. Schiavone jr: “E’ uno s…”

Una scalata criminale che gli ha fatto guadagnare l’inimicizia di Schiavone jr: “E’ uno scemo”

S. CIPRIANO D’AVERSA – Non si esponeva in prima persona: Emilio Martinelli ‘o barone aveva un “portavoce”. Era a lui che forniva “le direttive e dava incarichi per vicende di interesse del clan”. Una contromisura che il rampollo avrebbe adottato per evitare di essere collegato facilmente dagli investigatori alle ‘cose’ di mafia. Accortezza che, a quanto pare (visto il suo arresto di ieri), non è servita. Utilità o meno, dimostra l’estensione della rete di fiancheggiatori di Martinelli jr (su cui si continua ad indagare) e a rivelarla ai magistrati della Dda di Napoli è stato Vincenzo D’Angelo, detto Biscottino, genero del boss Francesco Bidognetti e da dicembre collaboratore di giustizia. Il pentito ha pure parlato dei business che il 33enne sanciprianese avrebbe gestito: non solo estorsioni, ma anche il noleggio delle auto di lusso, le truffe relative al “bonus 110 %” e i traffici di droga.

Biscottino, dando supporto a quanto documentato dagli investigatori, ha pure chiarito che le varie cosche dei Casalesi ormai sono tornate ad avere a disposizione molte armi: “Hanno kalashnikov, mitra, bombe a mano e pistole”.
Prima ancora di D’Angelo ad inserire ‘o barone nel clan dei Casalesi sono stati altri pentiti. Walter Schiavone, figlio del capoclan Francesco Sandokan, in una memoria che scrisse nel 2018, dopo aver deciso di seguire il fratello Nicola nel percorso di collaborazione con la giustizia, indicò proprio Martinelli tra i soggetti che gli versavano parte dei soldi derivanti dallo spaccio di stupefacenti. Eduardo Di Martino, invece, nel 2013 disse che Carmine Schiavone, detto Carminotto, altro figlio di Sandokan, aveva affidato a ‘o barone, quando aveva appena 22 anni, alcune attività illecite per il ruolo di rilievo che precedentemente aveva il papà Enrico. Il rapporto tra ‘o barone e Carminotto è stato confermato anche da Raffaele Maiello, altro pentito, sempre nel 2013.

Tutte queste informazioni collocano Emilio Martinelli storicamente all’interno della fazione Schiavone, ma in una posizione subalterna ai figli di Sandokan. Gradualmente, però, avrebbe scalato la piramide mafiosa, prima affiancando Reccia e poi, in autonomia, iniziando a rivendicare, dice la Mobile di Caserta, più potere personale, guadagnandosi le antipatie sia dei Bidognetti che degli Schiavone. E proprio questo spaccato è emerso nella recente inchiesta, condotta dai carabinieri dal Nucleo investigativo di Aversa, che ha fatto scattare lo scorso novembre 34 misure cautelari. Un’indagine che era stata tesa proprio a smantellare le cosche fondate da Cicciotto ‘e mezzanotte e Sandokan. Tra gli atti contenuti in questo corposo lavoro emerge la rabbia di Ivanhoe Schiavone, anche lui figlio del boss Francesco Schiavone, proprio nei confronti di ‘o barone. Malcontento che salta fuori durante una chiacchierata con D’Angelo, all’epoca ancora esponente bidognettiano, avvenuta il 16 febbraio 2021: “È uno scemo finito… non serve proprio”. E il genero di Cicciotto aggiunse “Le bufale… solo le bufale. Queste quattro bufale che tuo nonno ha lasciato. Se non arriva il latte stai con le pezze al culo. […] Ivanhoe – disse Biscottino – noi siamo cresciuti tutti insieme, per quando vedi le schifezze…”.
Il riferimento alle bufale riguarda l’azienda agricola intestata alla mamma di Emilio, Nunzia Del Villano (cognata del killer Vincenzo Schiavone ‘o petillo).

Sempre dalle carte dell’inchiesta su Bidognetti e Schiavone è emerso anche un collegamento, probabilmente, ritengono gli investigatori, riguardante il business della droga, tra Martinelli e i familiari di Gennaro Marino, alias Mackay, guida della cosca attiva nelle Case celesti di Secondigliano. Un’amicizia che viene notata anche da Teresa Bidognetti, moglie di D’Angelo, nel corso dei festeggiamenti dei 30 anni di ‘o barone. Commentando l’evento con il marito, infatti, disse (era il 2020): “Loro (i Martinelli, ndr.) non vedi, vanno a cercare il figlio del camorrista di Secondigliano, il figlio di quello là. Io con il figlio del camorrista non me la sono mai fatta?”. E aggiunse che la festa era stata organizzata solo “per spavalderia”. “Ma poi – sbottò Vincenzo – ci mettiamo paura di te (Emilio, ndr), del figlio di Mackay e di quell’altra banda di scemi?”.

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