Il 2020 anno della rivoluzione? Rassegnamoci, attendere prego

Non sarà facile per i nostri politici fare peggio del 2019, ma siamo ottimisti: ci hanno abituato bene, sappiamo che ce la possono fare! Scherzi a parte: uno scatto evolutivo della società italiana è ancora un’illusione. Che credete, che dal primo gennaio i politici diventeranno tutti De Gasperi? Tutti onesti, seri e capaci? Che il prezzo della benzina inizierà a calare progressivamente fino ad arrivare al livello americano? Che i mafiosi e i camorristi si scioglieranno da soli nell’acido? O che la corruzione sarà bandita dalle intenzioni di chiunque se la potrà permettere? Macché.

Anche domani torneremo a svegliarci con il governo di ieri (che dice e pensa di essere nuovo ma è lo stesso del 2018, in uno stesso Parlamento con gli stessi deputati e senatori): un governo nato diviso e incapace di interpretare al meglio le possibilità offerte dalla democrazia e dalla Costituzione; incapace di portare a termine il Cambiamento annunciato dai Cinque Stelle (perché sono al governo con altri partiti: oggi Pd, Iv e LeU, ieri la Lega) e specularmente incapace di realizzare le riforme progressiste che da 30 anni il centrosinistra (con i suoi mille rivoli) promette ai propri (sempre meno) elettori (e questo perché a sua volta la sinistra è al governo non da sola, ma con i 5 Stelle). E non illudetevi che, andando alle urne domani, possa vincere un centrodestra portatore di un governo monolitico: Salvini si ritroverà nella stessa identica situazione in cui si trovò ‘papi’-Berlusca all’indomani della vittoria con gli alleati Fini, Casini e Bossi. Una posizione che permise a zio Silvio di promettere agli italiani mari e monti ben sapendo che poi, quando non fosse riuscito a mantenere quelle promesse, avrebbe potuto incolpare (come poi ha fatto) Fini, Casini e Bossi. E così, se si andasse al voto domani, farebbe anche Salvini: prometterà un sacco di sicurezza e di soldi a tutti (naturalmente ‘prima agli italiani’) e poi, quando fallirà dirà che è colpa di Giorgia Meloni, Silvio Berlusconi e compagnia cantando. E’ un loop mentale.

L’italiano inizia a sentirsi un po’ come imprigionato nel perenne ‘giorno della marmotta’ (quel film con un Bill Murray condannato a rivivere ogni giorno lo stesso giorno). I governi cambiano; le promesse dei politici si riproducono con bronzea velocità; la ricchezza rimane nelle mani dell’1 per cento della popolazione mondiale; i camorristi spuntano come funghi dopo ogni retata; i corrotti trovano nuove scappatoie e nuove giustificazioni morali; la democrazia resta l’unica forma di governo accettabile nonostante le sue mille imperfezioni; e, soprattutto, i venti di rivoluzione continueranno a soffiare invano, così come ci hanno illuso prima i Cinque Stelle e ora le Sardine. Ma non c’è da abbattersi, nel resto dell’Europa non se la passano tutti meglio; e nel resto del mondo c’è anche chi sta molto peggio. E poi siamo italiani: il lato positivo di ogni situazione lo scoviamo sempre. Tanti auguri!

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