Il giuramento di Zagaria a Sandokanper prendere le distanze dai Bardellino

Caserta - 7 dicembre 2011- arrestato il super latitante Michele Zagaria boss del casalesi.

CASAL DI PRINCIPE – E’ stato il capo indiscusso del clan dei Casalesi. Anche Michele Zagaria Capastorta (nella foto), in cella dal 2011 e leader di una cosca economicamente più forte, almeno nell’ultimo decennio, di quella degli Schiavone, nel 2019 aveva continuato a riconoscere Francesco Sandokan come il proprio riferimento criminale. E con il suo linguaggio mafioso, infatti, prese le distanze da Nicola Schiavone pentito (primogenito di Sandokan) e ribadì la propria fedeltà all’uomo che spodestò dal trono criminale Antonio Bardellino. Parole che il casapesennese pronunciò nel corso dell’udienza del 10 dicembre 2019 dinanzi alla Corte d’assise di Napoli, udienza relativa al processo sull’omicidio di Nicola Villano e sul tentato assassinio di Raffaele Della Volpe.

La trascrizione dell’intervento fu successivamente portata dal pubblico ministero Maurizio Giordano nel processo dove aveva provato a dimostrare che Capastorta aveva continuato a guidare la cosca dal 41 bis attraverso i colloqui con i familiari e con le sue dichiarazioni nei vari procedimenti in cui era direttamente o indirettamente coinvolto. Cosa disse Zagaria di importante al punto da richiamare l’attenzione dell’Antimafia? Attaccò Nicola Schiavone che ai magistrati aveva parlato del ritorno in provincia di Caserta dei Bardellino, alludendo che a contattarli fosse stato, nel 2009, proprio Zagaria. Per quale ragione? Il boss di Casapesenna avrebbe voluto usarli per ridimensionare la forza del figlio di Sandokan con cui ormai era ai ferri corti. “Non è niente vero”, disse il casapesennese ai giudici della Corte d’assise, “né il fatto dei Salzillo né il fatto di… Io non ho saputo più niente di questa situazione, non mi interessava. Non è vero che speravo in questa situazione, perché io, fino a prova contraria, lui lo sa, Nicola non l’ho mai capito, ma lo sa il papà, io quanto stimo il papà, non a lui; perciò lui non si può permettere né di nominare me e né di nominare il papà. Si dovrebbe vergognare di nominare il papà! Mi sono spiegato? Questo è quello che dovevo dire. Perché io se sapevo direttamente che Antonio Salzillo (nipote di Bardellino) era in zona e poteva fare danni sia a Nicola Schiavone, che ad Antonio Iovine o a me o a qualcun altro, io sarei intervenuto come sono intervenuto tutte le volte possibili e immaginabili”.

Insomma, fu un attacco allo Schiavone che aveva violato il patto di omertà e un ribadire il giuramento a Sandokan, lo Schiavone che all’epoca era ancora fedele alle logiche del clan.

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