Il pentito Zagaria accusa Antropoli: nel suo studio gli consegnai soldi dopo l’appalto

Nel 2010 il ras dei Casalesi avrebbe versato 10mila euro a Carmine Antropoli

CAPUA – “Mi recai nello studio di Carmine Antropoli per consegnargli 10mila euro”: a parlare è Francesco Zagaria. Alla Dda, il pentito dei Casalesi, metà camorrista-metà imprenditore, il 7 luglio scorso ha raccontato di aver portato denaro all’ex sindaco dopo essersi aggiudicato un appalto a Capua. “Siamo verso la fine del 2010”. A vincere quella gara, che l’Antimafia, per ora, ha deciso di non rivelare, non fu la Prisma Costruzioni, ‘l’ammiraglia’ che Zagaria avrebbe messo in piedi intestandola al costruttore Domenico Farina (accusato di reimpiego di capitali illeciti ed intestazione fittizia di beni). Con quella società, a Capua, ha spiegato il collaboratore di giustizia, già 9 anni fa ne aveva vinte già troppe. Così la Prisma, in quell’occasione,. riuscì ad ottenere il cantiere partecipando come ausiliare ad un’associazione temporanea di impresa. E dopo l’aggiudicazione Zagaria si sarebbe recato a Sant’Angelo in Formis per ‘donare’ denaro al medico. “Erano due soluzione di 5mila euro ognuna, date a distanza di un mese. Il dottore Antropoli alla consegna della prima busta inizialmente fece dei convenevoli invitandomi a rinunciare, ma dietro mia insistenza li ricevette”.

Di questo e di altro il collaboratore di giustizia, a giudizio per omicidio e camorra, a gennaio parlerà nel processo a carico suo e dell’ex sindaco, difeso dagli avvocati Mauro Iodice e Vincenzo Maiello, imputato per concorso esterno al clan dei Casalesi. Francesco Zagaria ripercorrerà parte delle dichiarazioni che da luglio ha reso nei verbali raccolti dal pm Maurizio Giordano. In quello dell’undici luglio del 2018 ha spiegato come entrò in contatto con Antropoli. Fino al 2006 Ciccio ‘e Brezza si era dedicato all’azienda bufalina e ai lavori di urbanizzazione a San Prisco. Ma voleva allargare il giro, ampliare il suo business e puntare nella città dove si era sposato: Capua. Per farlo, poco dopo la prima elezioni di Antropoli, attraverso alcune sue conoscenze, cercò di entrare in contatto con la fascia tricolore dell’epoca. E proprio tramite un amico, la cui identità viene celata dalla Dda di Napoli, riuscì a vederlo. Ma la prima occasione fu una semplice presentazione.

La presunta relazione tra il camorrista e il chirurgo si sarebbe saldata quando sempre il mister x lo invitò ad andare urgentemente presso lo studio medico del primo cittadino: “Antropoli mi disse che la mia venuta era stata preannunciata da …omissis…. Che egli conosceva chi io fossi da un punto di vista camorristico per averlo appreso da …omissis… Antropoli mi disse che il giorno prima aveva subito il furto in casa di alcuni orologi di grosso valore, uno dei quali un Rolex a cui era legato affettivamente per essergli stato regalato dal padre. Mi chiese in forza del cognome che portavo e per quello che aveva saputo da… omissis… se potevo aiutarlo a fargli recuperare la refurtiva. Accettai senza indugi. Gli chiesi se lui avesse richiesto questa stessa cosa ad altri malavitosi. Carmine mi rispose che ava interessato la famiglia Schiavone, ma non gli avevano portato buone notizie”.

Dopo il ritrovamento della refurtiva a distanza di qualche giorno il mister x gli comunicò che avrebbe potuto ottenere un appalto di circa 130mila euro. Anche in questo caso gli estremi dell’opera sono ‘coperti’ dalla Dda: indagini ancora in corso. Stando al racconto del pentito il 10% dell’importo bisognava utilizzarlo per pagare dirigenti. Zagaria avrebbe consegnato la cifra ‘al buio’, 8mila euro, presso la sua azienda. “[…] A distanza di qualche settimana fui contattato anche dal dottore Antropoli” Dopo quest’appalto il pentito ha sostenuto che in breve tempo divenne un uomo di fiducia del chirurgo.

Il pentito: “Antropoli mi ha chiesto voti”

CAPUA – Alle sue ditte i politici avrebbero garantito appalti su appalti e in cambio lui, Ciccio ‘e Brezza, al secolo Francesco Zagaria, procurava loro voti su voti. Solito sistema. Un dare-avere classico e triste per Terra di Lavoro già raccontato, ma con personaggi diversi, in decine e decine di inchieste. Quello che sarebbe successo a Capua, durante la campagna elettorale del 2016, è stato oggetto di un’indagine sfociata in due arresti cautelari (lo scorso febbraio) e nel rinvio a giudizio (a fine maggio) proprio per Zagaria (da luglio collaboratore di giustizia), Carmine Antropoli (scarcerato a giugno), Armando Porciello e gli ex consiglieri Marco Ricci e Guido Taglialatela (mai raggiunti da misure cautelari). Ma sotto la lente degli inquirenti sono finite anche altre tornate elettorali.

In udienza, ad ottobre, Ciccio ‘e Brezza, durante un intervento in Corte d’Assise ‘per smentire’ ciò che stava dicendo un teste, si lasciò scappare il suo presunto impegno profuso nelle regionali del 2015: disse poco, subito venne fermato dal pm Maurizio Giordano. Indagini ancora in corso e raccontare troppo in quel momento avrebbe potuto compromettere l’attività investigativa. Ma i dettagli delle sue ipotizzate incursioni nel mondo della politica sono state già tutte (o quasi) messe nero su bianco nei verbali di interrogatori resi alla Dda.

Con i magistrati Giordano e Alessandro D’Alessio il pentito, infatti, ha ‘trattato’ pure le Comunali svolte prima del 2016. Parte di quei documenti sono stati desecretati dall’Antimafia ed inseriti nell’ultimo verdetto del Riesame che ha scarcerato l’ex sindaco per assenza di esigenze cautelari. “In relazione alle elezioni del 2011 posso dirvi che …Omissis… e Carmine Antropoli mi chiesero appoggio elettorale. […] In particolare il dottore mi chiese di procurare i voti ad un tale …Omissis… che mi pare facesse il …Omissis… ed a cui Antropoli teneva molto. Anche a questo …Omissis… – ha spiegato il pentito – procurai dei voti nell’arco di una ventina. Devo precisare che, in forza del mio carisma criminale, che mi derivava dal cognome che porto e dalla fama criminale che avevo acquisito, riuscivo a muovere su Capua almeno un centinaio di voti che non sono pochi per un Comune così e in considerazione del fatto che io non sono di Capua”.

Se il pentito, stando alle sue dichiarazioni, riusciva a ‘muovere’ preferenze è anche per i favori che avrebbe reso ad alcuni residenti. “Per farvi comprendere chi io fossi agli occhi di una parte della cittadinanza di Capua, vi posso dire che a me si rivolgevano persone che mi invitavano a risolvere controversie private per recuperare crediti e per qualunque altro genere di favore. Da questo momento, ossia dalla primavera tarda del 2011 e fino a marzo 2012, il mio rapporto con …Omissis… e con Antropoli è stato sempre costante ed è stato prevalentemente improntato al comune rapporto di reciproca fiducia tra noi tre”. Le parole raccolta dalla Dda di Napoli hanno dato vita a nuovi filoni investigativi che, potenzialmente, possono coinvolgere altri ex amministratori e dipendente del Municipio. Intanto, il processo che invece è già in corso a Santa Maria Capua Vetere riprenderà a gennaio per interrogare in videoconferenza Zagaria. Il pentito è accusato di associazione mafiosa, concorso nel duplice omicidio Sebastiano Caterino-Umberto De Falco e violenza privata (reato contestato anche a Porciello). Antropoli, Ricci e Taglialatale, invece, di concorso esterno al clan dei Casalesi: avrebbero stretto un patto politico-mafioso in occasione del voto del 2016, perse però dalla coalizione sostenuta dai tre.Nel collegio difensivo gli avvocati Mauro Iodice, Vincenzo Maiello, Lorenzo Caruso, Gugilemo Ventrone e Gerardo Marrocco.

‘Patto a quattro per gestire gli appalti’

CAPUA – Un patto a quattro per gestire i lavori come se fossero ‘cosa loro’: è la sintesi delle dichiarazioni rese lo scorso 17 luglio da Francesco Zagaria al pm Maurizio Giordano. “Nell’arco degli anni dal 2008 al 2015 ho ricevuto dal Comune di Capua, grazie alla decisione ed alla volontà di Carmine Antropoli …Omissis… diversi appalti, alcuni dei quali – ha spiegato il collaboratore di giustizia – assegnatimi direttamente per ragioni di limitato importo o di urgenza nel provvedere, altri attraverso gare manipolate in mio favore”.

Le identità di chi avrebbe stretto l’intesa con Zagaria Ciccio ‘e Brezza, fatta eccezione per quella di Antropoli, sono state celate dalla Dda. I magistrati dell’Antimafia hanno scelto, per ora, di non rivelarle: ci sono ancora indagini in corso per effettuare i riscontri su ciò che ha riferito il pentito. “Queste gare mi venivano assegnate grazie alla comune volontà di tre soggetti, Antropoli …Omissis..”.

L’ex camorrista rispondendo alle domande del pubblico ministero, durante gli interrogatori ha puntato il dito anche contro un dirigente del Municipio: “A proposito di quest’ultimo, come ho detto anche in precedenza, mi era stato consigliato da Antropoli soprattutto e …Omissis… di non frequentare gli uffici comunali per ragioni di ovvia prudenza”. E proprio per tale motivo avrebbe usato una sorta di ‘delegato’: “Sicché – ha proseguito Ciccio ‘e Brezza – io demandavo ogni rapporto con l’ufficio tecnico … Omissis… seppure in maniera minore. In una sola occasione volli conoscere …Omissis… che mi venne presentato da Antropoli nel bar nei pressi del Comune. In questa occasione …Omissis… fece la mia conoscenza e seppe che le ditte con cui avrei partecipato alle gare di appalto erano ditte a me riconducibili. In sostanza – ha aggiunto il collaboratore – gli dissi che da quel momento non mi avrebbe più incontrato e che sarebbe stato sempre contattato e che si sarebbe incontrato prevalentemente con …Omissis… Prese atto di questa mia comunicazione e mi disse che non ci sarebbero stati problemi”.

Zagaria ha parlato anche di date: “Questa posizione di forte legame tra me, Antropoli … Omissis… si è portata avanti nel corso degli anni in maniera stabile, sino al mio primo arresto del 2017. Per tutti costoro io ero il personaggio camorristico più importante di Capua del gruppo Zagaria e quindi personaggio che potevano interpellare per loro esigenze”. Alla Dda il pentito ha pure raccontato “una serie di fatti in occasione dei quali” sarebbe stato “direttamente interpellato da loro” affinché utilizzasse il suo “ruolo camorristico in loro favore …Omissis…”.

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