Il sindaco anticlan ‘odiato’ da Apicella: “E’ un b… ha espropriato i nostri beni”

CASAL DI PRINCIPE – Non solo affari. Pietro Apicella, nipote del più noto Dante ‘a damigiana (già condannato per camorra nel processo Spartacus), ha fatto anche politica attiva: nel 2007 ha ricoperto il ruolo di consigliere comunale. Sedeva nei banchi della maggioranza guidata dal sindaco Cipriano Cristiano (è l’amministrazione travolta nel 2011 dall’indagine ‘Il Principe e la scheda ballerina’). Archiviata quell’esperienza, anche negli ultimi anni, stando alle informazioni raccolte dalla Dia, Pietro e parte della propria famiglia sono risultati ben inseriti nelle dinamiche politiche di Casal di Principe. 

Da alcune conversazione ascoltate dagli agenti, è emerso che a Vincenzo, papà di Pietro, Renato Natale, primo cittadino dal 2014, non piaceva. Emblematica una sua chiacchierata con Carmine Diana, imprenditore ritenuto dagli investigatori vicino al gruppo Bidognetti, dalla quale emerge una sorta di odio verso la fascia tricolore che già negli anni più bui e pericolosi per l’Agro aversano si era impegnato a contrastare socialmente la criminalità  organizzata. 

Era il 16 maggio 2019 e Vincenzo, ascoltato a sua insaputa dagli investigatori, criticava la scelta del nipote di Diana di candidarsi in una lista collegata proprio a Natale. “[…] Ma tuo fratello come fa a mettere tuo nipote insieme a quel bast…là, quello che… a Casale come sindaco là! Ci stavano tanti partiti. Come si è messo insieme a quello non so”. 

Il papà di Pietro si riferiva a Bernardo Diana, figlio di Orazio, fratello di Carmine.  Qualche giorno dopo sempre a Vincenzo l’imprenditore chiese appoggio per il nipote. Ma ricevette un no categorico: mai, gli spiegò, avrebbe votato una lista a supporto di Renato Natale poiché la sua giunta gli aveva espropriato un bene nonostante la Cassazione non si fosse ancora espressa sulla confisca. Si tratta di un immobile sottratto al clan dei Casalesi grazie ad una misura di prevenzione proposta dalla Procura distrettuale antimafia. 

Gli Apicella, per la loro ramificazione sul territorio, potenzialmente erano in grado di muovere un discreto numero di preferenze. E così sarebbero stati in diversi a tentare di ottenere il loro aiuto alle urne. Tra questi, stando all’inchiesta della Dia, ci sarebbe stato Enricomaria Natale, candidato sindaco e già consigliere comunale nel 2008. A riferire che Enricomaria aveva chiesto un incontro era stato proprio Pietro mentre, il 2 maggio di 4 anni fa, parlava con altri soggetti delle Comunali che si sarebbero celebrate a breve distanza. Per Pietro avrebbe vinto senza dubbio Renato Natale (previsione azzeccata), ma lui avrebbe comunque sostenuto Luigi Petrillo: “E’ una brave persona. […] A Gigino glielo do il voto perché è una brava persona assai”. 

Durante la chiacchierata aveva elogiato pure Pasquale Martinelli, ex primo cittadino: “Se si era candidato, che avevo, 5, 10 voti, glieli davo. Perché Pasquale – chiarì – te lo trovi sempre. […] E’ un signore”.

Le conversazioni riportate dalla Dia sono state inserite nell’inchiesta che ad inizio maggio aveva fatto scattare 35 misure cautelari, mettendo sotto indagine, complessivamente, 66 persone. Pietro Apicella, il padre Vincenzo e lo zio Dante sono indagati per associazione mafiosa: avrebbero curato attività imprenditoriali nell’interesse della fazione Schiavone. Petrillo, Martinelli, Carmine, Bernardo ed Orazia Diana, Ericomaria e Renato Natale menzionati nell’articolo sono estranei all’inchiesta.

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