Inps, salta un altro vice commissario: Nori rinuncia, la Lega cerca un nuovo nome

Mauro Scrobogna / LaPresse in foto Mauro Nori

ROMA – Inps, la partita non è chiusa. Dopo settimane di trattative sul rinnovo dei vertici – il mandato di Tito Boeri è scaduto il 16 febbraio – salta il nome di Mauro Nori come vice del presidente.

Ringrazio tutte le persone che mi hanno manifestato la loro fiducia, ma non sono disponibile ad assumere alcun incarico all’Inps“, spiega l’interessato. “Auguro che l’Istituto riesca a superare brillantemente un periodo particolarmente difficile della sua lunga storia“, aggiunge.

A ‘bloccare’ il ritorno di Nori all’Istituto, dove ha ricoperto il ruolo di direttore generale dal 2009 al 2005, sono stati i pentastellati, spiegano fonti del Carroccio. Anzi, sarebbe stato proprio il vicepremier Luigi Di Maio a chiedere un passo indietro.

Il tira e molla va avanti da settimane

Nori chiedeva come condizione per accettare l’incarico deleghe di peso, rivendicate anche dalla Lega per controbilanciare il potere dei M5s che avevano portato a casa la casella del commissario, occupata dal papà del reddito di cittadinanza, Pasquale Tridico.

Dal canto loro, i cinque stelle avevano più volte stoppato il nome di Nori durante il risiko delle nomine degli ultimi due mesi. Alla fine è stato lo stesso interessato, vista la situazione, a tirarsi indietro e revocare la propria disponibilità.

La Lega ora è alla ricerca di un nuovo nome, il terzo, perché prima di Nori era stato in pole Francesco Verbaro, ex segretario generale del ministero del Lavoro ai tempi di Sacconi, che aveva ugualmente fatto un passo indietro per incompatibilità con altri incarichi.

Preoccupazione per l’assenza di un ‘legale rappresentante’

La questione delle nomine è più complessa di quanto si immagini, a volte nomi che vengono attribuiti alla Lega vengono invece dal Ministero e noi ci limitiamo a dare il nostro consenso – osserva Claudio Borghi. Il presidente del Civ dell’Inps, Guglielmo Loy, chiede “rispetto per i milioni di pensionati, lavoratori ed imprese che attraverso i 230 miliardi annui di euro di contributi che versano, e che hanno versato, garantiscono gran parte del welfare del nostro paese. Rispetto per i lavoratori ed i dirigenti dell’Inps che si dedicano ad erogare servizi fondamentali“.
(LaPresse)

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