Iran, Raisi vince le Presidenziali. Ma l’affluenza alle urne è stata più bassa della storia

Il capo della magistratura iraniana, Ebrahim Raisi, ha vinto in modo schiacciante le elezioni presidenziali con una vittoria schiacciante, che restano negli annali per la più bassa affluenza alle urne nella storia della Repubblica islamica

Ebrahim Raisi (AP Photo/Ebrahim Noroozi)

DUBAI (Emirati Arabi) – Il capo della magistratura iraniana, Ebrahim Raisi, ha vinto in modo schiacciante le elezioni presidenziali con una vittoria schiacciante, che restano negli annali per la più bassa affluenza alle urne nella storia della Repubblica islamica. Secondo i primi risultati, Raisi ha ottenuto 17,8 milioni di consensi, staccando di molte lunghezze l’unico candidato moderato. Tuttavia, Raisi ha dominato le elezioni solo dopo che un panel sotto la supervisione del Leader Supremo, l’Ayatollah Ali Khamenei, ha tolto dalla competizione il suo più forte competitor.

La sua candidatura, e la sensazione che le elezioni siano servite più come un’incoronazione per il vincitore, hanno suscitato un diffuso disinteresse tra gli elettori. L’ex comandante della Guardia rivoluzionaria, Mohsen Rezaei, ha ottenuto 3,3 milioni di consensi, mentre il moderato Abdolnasser Hemmati solo 2,4 milioni, ha affermato Jamal Orf, capo del quartier generale elettorale del ministero dell’Interno iraniano. Il quarto candidato in corsa, Amirhossein Ghazizadeh Hashemi, infine, ha ricevuto circa 1 milione di voti.

Hemmati si è congratulato via Instagram con Raisi già alle prime luci di questa mattina. “Spero che la sua amministrazione fornisca motivi di orgoglio per la Repubblica islamica dell’Iran, migliori l’economia e la vita con comodità e benessere per la grande nazione iraniana”, ha scritto. Su Twitter, invece, Rezaei ha elogiato Khamenei e il popolo iraniano per aver preso parte al voto: “A Dio piacendo, l’elezione decisiva del mio stimato fratello, l’ayatollah Dr. Seyyed Ebrahim Raisi, promette l’istituzione di un governo forte e popolare per risolvere i problemi del paese”. Raisi, ad ogni modo, rischia di essere il primo presidente iraniano sanzionato dal governo degli Stati Uniti anche prima di entrare in carica. Il provvedimento degli Usa è dovuto al suo coinvolgimento nell’esecuzione di massa di prigionieri politici nel 1988.

Resta sullo sfondo il problema dell’affluenza, apparsa già venerdì sera molto più bassa rispetto all’ultima tornata del 2017. Il ballottaggio, invece, si è concluso alle 2 di notte del sabato, dopo che il governo ha esteso il voto per favorire quello che ha chiamato un “affollamento” in diversi seggi elettorali a livello nazionale. La televisione di Stato ha cercato di minimizzare, parlando degli sceiccati arabi del Golfo che circondano il Paese, governati da leader ereditari, oltre a riportare la scarsa partecipazione delle democrazie occidentali. Inoltre, sono state trasmesse scene di seggi stracolmi in diverse province durante la notte, cercando di comporre il ritratto di una corsa alle urne dell’ultimo minuto. Eppure, da quando la rivoluzione del 1979 ha rovesciato lo Scià, la teocrazia iraniana ha citato l’affluenza alle urne come segno della sua legittimità, a cominciare dal primo referendum (che ottenne il 98,2% dei consensi) per chiedere sei i cittadini volessero o meno una Repubblica islamica.

(LaPresse/AP)

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