Alleva: “Occupazione giovanile caratterizzata da contratti a termine”

Il presidente dell'Istat analizza i vari punti della relazione sulla povertà in Italia

Giorgio Alleva
Foto Fabio Cimaglia / LaPresse

ROMA – C’è il segno ‘più’ davanti agli italiani in povertà assoluta. A dirlo sono i numeri forniti dal presidente dell’Istat, Giorgio Alleva, nell’audizione sul Duf. Nel 2017 l’indigenza riguarderebbe circa 5 milioni di persone. L’8,3 per cento della popolazione residente in Italia è in difficoltà economiche. I disagi sono aumentati rispetto agli anni scorsi: c’è un incremento di povertà del 7,9 per cento rispetto al 2016 e del 3,9 per cento rispetto al 2008.

Le famiglie in povertà assoluta sono circa 1,8 milioni

Dai dati emerge che le famiglie in povertà assoluta sarebbero circa 1,8 milioni. Inoltre nel 2017 in 1,1 milioni di famiglie i componenti sarebbero in cerca di occupazione. Il dato è drammatico: in 4 famiglie su 100 non viene percepito alcun reddito lavorativo. “Nel 2017 l’aumento degli occupati 15-34enni ha interessato solamente i dipendenti a tempo determinato (+176 mila; +14%)”, ha detto il presidente Istat Giorgio Alleva in una memoria consegnata durante l’audizione davanti alle commissioni speciali di Camera e Senato riunite a Montecitorio.

Preoccupazione per i giovani

“L’occupazione giovanile si caratterizza sempre di più per un’elevata incidenza di lavoratori a termine, che costituiscono circa un terzo dei lavoratori alle dipendenze e il 28,2% del totale dell’occupazione giovanile (31,1% per le donne): rispetto al 2008, l’incidenza del lavoro a termine per i giovani è aumentata di nove punti percentuali, a fronte di un aumento più contenuto sul totale dell’occupazione (+1,9 punti). Restringendo l’analisi alla fascia con 25-34 anni, il lavoro a termine costituisce il 21,7% del totale degli occupati, in aumento di 2,0 punti rispetto al 2016 e di 7,6 punti rispetto al 2008”, ha aggiunto il presidente dell’Istat.

Critico anche l’ufficio studi di Confcommercio in merito ai dati sulle vendite al dettaglio di marzo diffusi oggi dall’Istat. “In questo contesto – dice Confcommercio – bloccare l’aumento dell’Iva, previsto dalle clausole di salvaguardia, rappresenterebbe un fattore importante per ridurre gli elementi d’incertezza che portano le famiglie a guardare con preoccupazione al futuro”.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome