La Camera penale celebra Garofalo

La Camera penale celebra Garofalo
La Camera penale celebra Garofalo

CASERTA (Roberto Della Rocca) – E’ l’omaggio all’ultimo tra i grandi dell’avvocatura di Santa Maria Capua Vetere quello che il direttivo della Camera Penale ha reso all’avvocato Giuseppe Garofalo. Il decano dell’avvocatura, ieri pomeriggio, ha aperto le porte del suo studio professionale per accogliere il presidente Francesco Saverio Petrillo, il vicepresidente Luca Viggiano, il segretario Alberto Martucci, il tesoriere Massimo Garofalo, e i consiglieri Nicola Bovienzo, Giuseppe Siconolfi e Mariangela Stefanelli che gli hanno consegnato una targa per la nomina a presidente ‘onorario’ della Camera Penale di cui fu fondatore nel 1969. Una vita e una carriera lunga che brilla nei suoi occhi quando racconta delle arringhe dei grandi maestri del Foro sammaritano e dei casi celebri che ha affrontato. Nato a San Cipriano d’Aversa (in un quartiere che è oggi parte del vicino comune di Casapesenna), il suo primo grande amore è stato la politica immediatamente ‘inseguita’, dopo la laurea in Giurisprudenza con una tesi sul Manifesto dei Comunisti di Carlo Marx, nelle file del Partito Socialista di Pietro Nenni fino a ricoprire il ruolo di consigliere provinciale nel collegio di Casal di Principe e vice presidente quando l’Ente era guidato da Luigi Falco. Poi, nel 1969 la voglia di dedicarsi completamente all’avvocatura e la fondazione della Camera Penale di Santa Maria Capua Vetere costruita insieme a Vittorio Verzillo. “A quei tempi c’era la Camera napoletana ma soltanto sulla carta e, per reazione ad un Ordine professionale che non lavorava come la classe meritava, volemmo costruire la Camera Penale per difendere la funzione del difensore” racconta a Cronache interpretando anche il cambiamento che, negli ultimi anni, si è assistito nella conduzione delle Camere. “Negli ultimi tempi, le Camere Penali sono diventate difensori dei detenuti ma questo non è nello spirito della loro istituzione, gli avvocati sono chiamati a difendere anche le parti civili e non solo i condannati”. Due i ‘maestri’ che hanno contribuito alla sua formazione legale: Alfredo De Marsico e Alberto Martucci. Di De Marsico, ministro della Giustizia durante il regime e condannato a morte dal Fascismo, ne parla quando gli chiediamo quanto è cambiata la professione. “E’ completamente cambiata. Settantaquattro anni fa c’erano grandi maestri a Napoli e Santa Maria Capua Vetere. Ora i dibattimenti non si fanno più e tutto si sta riducendo ad un procedimento meccanico. Ascoltando le grandi arringhe si imparava certamente qualcosa”. Il ricordo va al processo Tafuri, dove Garofalo difendeva l’imputato, il farmacista Aurelio Tafuri, e De Marsico le parti civili. Finì con un botta e risposta sulla nuova definizione ‘moderna’ della schizofrenia secondo un testo americano appena uscito all’epoca del processo e con il ‘maestro’ definire l’allievo-avversario “geometrico nella sapiente costruzione delle sue tesi”. Un altro mondo a paragone con le odierne aule di Giustizia.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome