Lavori fantasma per raggirare lo Stato: 6 arresti, altri 77 indagati I NOMI

CASERTA – Sei persone finite in cella, altre 77 indagate a piede libero, sequestrati beni dal valore di 16 milioni di euro e sigilli a crediti di imposta fittizi per 48 milioni: sono i numeri dell’inchiesta condotta dalle fiamme gialle di Aversa e coordinata dalla Procura di Napoli Nord. Il lavoro dei finanzieri della Compagnia ‘Pronto impiego’ normanna ha fatto emergere, sostengono gli inquirenti, come grazie alle agevolazioni del ‘Decreto Rilancio’, relativi a lavori edili attestati solo su carta, ma mai realmente seguiti, alcune delle persone tirate in ballo nell’inchiesta sarebbero riuscite a cedere a Poste italiane crediti di imposta per 130 milioni di euro.
L’ordinanza di custodia cautelare in prigione, emessa dal gip Copola, è scattata per Gennaro Chianese di Frignano, Salvatore Conte di San Marcellino (ma è stato ammanettato dai militari mentre si trovava a Brindisi), rispettivamente difesi dai legali Generoso Grasso e Alfonso Quarto, Mariarca Lacamera di San Giorgio a Cremano, Nicola Cortese e Italo Toscano, entrambi della provincia di Salerno, e Giovanni Di Maio di Torre Annunziata.
Agli 83 indagati vengono contestati, a vario titolo, i reati di associazione a delinquere, truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche e autoriciclaggio. Nel collegio difensivo, tra i legali impegnati, anche Felice Belluomo, Pasquale Diana e Luigi Marrandino.
L’indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Napoli Nord diretta da Maria Antonietta Troncone, avrebbe svelato un sistema composto da circa 50 società ‘cartiere’, esistenti cioè solo sulla carta, i cui rappresentanti legali avrebbero dichiarato falsamente, tra il 2021 e il 2022, di avere in corso di esecuzione lavori di riqualificazione energetica con il superbonus e di rifacimento di facciate di edifici residenziali situati in Abruzzo, Lazio, Molise, Puglia, Lombardia, Piemonte, Marche, Campania, Sicilia, Sardegna, Emilia Romagna, Trentino Alto Adige, Veneto.
Queste dichiarazioni tarocche erano necessarie, ha ricostruito la Procura, per accedere alle detrazioni previste dal ‘Decreto Rilancio’ e accumulare così crediti di imposta cedibili a terzi e dunque monetizzabili.
I crediti sono stati ceduti a Poste italiane, che era all’oscuro di tutto, in cambio di diversi milioni di euro. E questo denaro, stando alla tesi degli inquirenti, sarebbe stato fatto sapere attraverso soggetti e società compiacenti. Dodici delle ditte che si sarebbero prestate a riciclare il denaro guadagnato illegalmente hanno sede in altre nazioni europee o in Cina.
Gli indagati raggiunti da provvedimento cautelare e quelli a piede libero sono da ritenere innocenti fino a un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile.
“La complessa attività investigativa – ha commentato la Procura – ha consentito di interrompere un flusso criminale di rilevanti dimensioni economiche, impedendo che il danno patrimoniale arrecato all’erario dello Stato venisse portato ad ulteriori conseguenze ed assicurando alla giustizia i soggetti responsabili ed il profitto del reato degli stessi conseguentemente”.

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