Lavoro e licenziamenti, ecco le nuove crisi. Ichino: “No al supporto artificiale”

Per adesso i 'casi' ufficiali sono tre (più Whirlpool). Ma il timore è che possano spuntare nuove crisi nel settore della componentistica auto, con i sindacati che sono già scesi in piazza e promettono una mobilitazione per tutta l'estate.

ROMA – Per adesso i ‘casi’ ufficiali sono tre (più Whirlpool). Ma il timore è che possano spuntare nuove crisi nel settore della componentistica auto, con i sindacati che sono già scesi in piazza e promettono una mobilitazione per tutta l’estate. Dopo la fine del blocco dei licenziamenti (terminato il 30 giugno), si cominciano a vedere i primi effetti negativi sul mondo del lavoro, con aziende che hanno annunciato di punto in bianco le procedure di licenziamento. La situazione preoccupa – i posti a rischio secondo alcuni studi potrebbero essere 300-400mila – anche se non manca chi, come il giuslavorista Pietro Ichino, spiega come sia “sbagliato pretendere di tenere in vita artificialmente rapporti di lavoro, o addirittura intere aziende, che non reggono il mercato”.

La mappa delle nuove crisi parte da Ceriano Laghetto, provincia di Monza e Brianza, dove sabato 3 luglio arriva una mail di licenziamento per i 152 lavoratori della Gianetti Ruote. La proprietà è il fondo americano Quantum Capital Partner, che ha deciso di chiudere lo stabilimento per la crisi aggravata dalla pandemia. Gianetti è un’azienda storica che produce ruote in acciaio per veicoli e clienti del calibro come Iveco e Volvo. Oggi è andato in scena uno sciopero territoriale, con presidio la mattina davanti la sede. Il Mise si è attivato con un tavolo convocato per il 22 luglio dalla viceministra Alessandra Todde.

Lo sblocco dei licenziamenti ha portato a galla anche il caso Gkn: il 9 luglio il fondo Melrose ha comunicato la chiusura totale dello stabilimento di Campi Bisenzio (Firenze) e la procedura di termine di contratto per 422 lavoratori. A livello istituzionale il tavolo in prefettura non ha sortito risultati, con l’azienda ferma sulla propria decisione. Ieri si è svolta una grande manifestazione dei lavoratori in Toscana, mentre il presidente della Toscana Eugenio Giani non ha usato parole morbide: “Chi guida il fondo Melrose si deve mettere tutte le mani sulla coscienza: è inaccettabile questa arroganza”.

A Villa Carcina (Brescia) la multinazionale Usa Timken ha comunicato la chiusura immediata dello stabilimento. I 106 lavoratori sono subito entrati in sciopero e in presidio permanente. Qui si producono cuscinetti a rotolamento, acciai legati e relativi componenti. In meno di venti giorni sono quindi tre le aziende del settore automotive che hanno annunciato chiusure, con il timore dei sindacati che altri soggetti del comparto possano decidere di lasciare l’Italia. Diverso invece il caso di Whirlpool, che ha deciso di stoppare le lavatrici di alta gamma del sito di Napoli, confermando gli altri investimenti in Italia. Lo stabilimento è chiuso dal 31 ottobre 2020, ma ora il colosso statunitense ha deciso di avviare la procedura di licenziamento per 327 lavoratori, senza accedere alle 13 settimane di cig gratuita.

Il governo osserva la situazione e al momento non sembra al lavoro su nuove norme per evitare chiusure selvagge da parte delle multinazionali, che in realtà hanno spesso preso decisioni unilaterali e che al momento non hanno infranto le nostre normative. “Se un’impresa viola la legge o il contratto, è sacrosanto contrastare questo suo comportamento. Però mi sembra che in Italia sia troppo diffuso l’atteggiamento di chi considera che una chiusura di una azienda o una riduzione di personale sia sempre necessariamente una cosa socialmente negativa e da contrastare”, spiega Ichino a LaPresse. Il giuslavorista sottolinea come sia “sbagliato pretendere di tenere in vita artificialmente rapporti di lavoro” e lancia una proposta: “Se vogliamo aumentare la produttività media del lavoro degli italiani è indispensabile favorire e assistere il passaggio dei lavoratori dalle aziende poco produttive a quelle più produttive”.

di Alessandro Banfo

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