Lazio: Letta tenta campo largo e chiede chiarezza a M5S, Calenda ‘chiama’ i dem su D’Amato

Nella Foto: Enrico Letta Foto Cecilia Fabiano / LaPresse

La questione del campo largo torna ad agitare le forze di opposizione in Parlamento. Le elezioni regionali si avvicinano e si ripropone il tema di un’alleanza che metta insieme Pd, M5s e terzo polo, da opporre alla coalizione di centrodestra per contenderle, in particolare, Lazio e Lombardia. Una strada che sembra tuttavia in salita, a giudicare dagli scambi di oggi tra chi dovrebbe far nascere un’intesa. Partendo dal Lazio, l’idea del Pd resta quella di portare avanti la stessa coalizione che ha sin qui sostenuto il governatore uscente Nicola Zingaretti.

In mattinata al Nazareno il segretario Enrico Letta fa il punto con il segretario regionale Bruno Astorre, lo stesso Zingaretti e il responsabile Enti locali Francesco Boccia, sentendo al telefono il sindaco di Roma Roberto Gualtieri: a quanto apprende LaPresse da fonti dem, il Pd chiede al M5S di decidere entro domenica se scegliere la strada di un percorso comune per le prossime Regionali e in questo caso la scelta cadrebbe, viene spiegato, su un nome civico. Nessun ‘ultimatum’ – viene spiegato – ma un invito alla chiarezza che però viene accolto tiepidamente in casa cinque stelle.

Fonti parlamentari del Movimento spiegano a LaPresse che i tempi non sono ancora maturi per una scelta e il M5S darà risposte quando sarà pronto. Anche perché, “più che di nomi bisognerebbe parlare di programmi”, è il refrain che arriva dai pentastellati. Le stesse fonti confermano che da parte del leader Giuseppe Conte non ci sarebbe una chiusura completa al dialogo.

Ma riferiscono anche che all’interno del Movimento è un gioco di falchi e colombe: queste ultime, rappresentate soprattutto dagli esponenti regionali del Movimento, spingono per portare avanti il lavoro fatto in questi anni nella giunta Zingaretti, scongiurando la certezza – qualora non si raggiunga un accordo nel centrosinistra – di consegnare la Regione al centrodestra. I ‘falchi’ vorrebbero invece convincere Conte a proseguire la corsa in solitaria per massimizzare i consensi come nelle ultime elezioni politiche. “E poi – viene spiegato – è difficile narrare che siamo andati divisi col Pd fino a ieri e ora torniamo alleati solo per convenienza elettorale”.

Il punto di caduta sarebbe nelle condizioni che i cinque stelle potrebbero porre ai dem: impegnarsi – “in maniera solenne”, viene specificato dalle fonti – su alcuni punti programmatici e accettare che il candidato governatore venga scelto dal M5S, sia esso civico o proveniente dallo stesso Movimento. Il che, tra l’altro, significherebbe quasi certamente la richiesta al Pd di una ‘abiura’ sul termovalorizzatore a Roma già annunciato dal sindaco Gualtieri.

Insomma, viste le premesse, una soluzione in arrivo per domenica sembra da escludere. Intanto il segretario di Azione Carlo Calenda sta a guardare e scopre le carte: “Il campo largo non è mai esistito. Peraltro i 5S, che si oppongono al termovalorizzatore e ad ogni infrastruttura nel Lazio, non lo vogliono fare. Abbiamo proposto al Pd di convergere su un nome loro non nostro: Alessio D’Amato. Aspettiamo risposta”, sentenzia il leader del terzo polo che, a Milano, incontra il sindaco Beppe Sala.

Si parla anche delle elezioni regionali in Lombardia e Calenda spiega che “è difficile fare un disaccoppiamento” tra Lombardia e Lazio per le alleanze alle elezioni regionali e “il Pd deve decidere se governare con i liberali e riformisti del terzo polo o con il M5S”. E lancia la provocazione: “Letizia Moratti è un candidato alla presidenza della Regione che può portare valore aggiunto, perché a Milano ha portato l’Expo, perché ha fatto un’ottima campagna vaccinale, perché ha una linea sulla sanità molto condivisibile, è una persona moderata. Penso che Carlo Cottarelli, ma ci sono altre personalità, sia una persona anche lui di qualità. Se si riuscisse a fare una sintesi e un ticket non sarebbe affatto male. Si sedessero e ne parlassero”.

Parole che provocano un botta e risposta con Zingaretti. “Calenda ieri si è scandalizzato denunciando che Conte decide i candidati del Pd e non era vero. Oggi i candidati del Pd li vuole decidere lui”, attacca il governatore del Lazio, accusando una “cultura politica folle che punta sempre a dividere e a favorire la destra”. “Ho espresso il nostro apprezzamento come candidato per la regione verso il tuo assessore più importante. Non comprendo il problema. Dovresti esserne contento”, replica Calenda.

“Il problema è che tra alleati le scelte si fanno insieme o l’esito è la divisione. Errare è umano, perseverare è diabolico”, risponde ancora Zingaretti. Dal Nazareno filtra la convinzione di Letta di “non rendere nazionale la questione, dal momento che la vicenda laziale è molto diversa da quella lombarda, e di continuare a privilegiare le scelte dei territori”. Insomma è meglio rimettere la palla al centro. Di un campo che fatica a diventare largo.

LaPresse

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