L’intervista. Cangiano: “Coppola si decida o il porto lo facciamo da un’altra parte”

Il parlamentare: "Cellole e Sessa Aurunca pronte a realizzare l’opera". E rilancia il collegamento su ferro tra Napoli e gli interporti

Gimmi Cangiano, deputato di Fratelli d'Italia
Gimmi Cangiano, deputato di Fratelli d'Italia

NAPOLI – Tre province su cinque che affacciano sul mare, 480 chilometri di costa e infinite opportunità di sviluppo. La nostra Campania potrebbe essere una miniera d’oro già solo per la risorsa mare, eppure così non è. Basti pensare al sistema portuale, turistico e non, paralizzato da decenni nella parte alta della regione, quella corrispondente al litorale casertano. Per il deputato di Fratelli d’Italia Gimmi Cangiano esistono chiare responsabilità. Ne ha parlato senza filtri con ‘Cronache’.

Il suo lavoro nelle Commissioni Parlamentari la vede impegnato anche in quella relativa ai Trasporti e alle Telecomunicazioni. Come mai questa scelta?

Chi mi conosce sa quanto per me sia importante il mare, e quanto ho sempre sostenuto la sua potenzialità economica soprattutto per le Regioni del Centrosud. Questa mia ferma convinzione, ha trovato piena rispondenza nella scelta di questo Governo di Istituire un Ministero del Mare, guidato in modo intelligente e capace da Nello Musumeci, che ha portato in questa nuova avventura politica tutta la sua esperienza da uomo delle Istituzioni. Ovviamente il mare è solo il punto di partenza di una serie di servizi ed infrastrutture che ad esso sono connessi e che vanno assolutamente rivitalizzati, tutelati e rivalutati.

A cosa si riferisce in particolare?

Mi riferisco all’importanza di implementare il dialogo tra tutti i soggetti leader nel campo dei trasporti, che possono e devono essere coprotagonisti di una ripresa economica del nostro Paese che passa attraverso la nostra vocazione marittima e balneare. Ed è il motivo per cui ho fortemente voluto la costituzione di un tavolo tecnico, a cui già si lavorava nel passato ma senza mai grandi risultati, per poter discutere con Ferrovie dello Stato e con l’Autorità Portuale di Napoli per creare una rete ferroviaria di collegamento tra il Porto di Napoli e gli Interporti di Maddaloni – Marcianise e di Nola. Un collegamento diretto che, nell’ottica di una economia logistica basata sul rapporto tra la distanza della sede di stoccaggio e la velocità della percorrenza per raggiungerla, potrebbe significare una vera inversione di tendenza rispetto alle dinamiche attuali, incrementando la centralità del Porto di Napoli, la funzionalità dei nostri Interporti e garantendo un livello occupazionale da cui al momento siamo purtroppo ben lontani.

Se ne era già parlato in passato, ma poi come spesso accade dalle nostre parti non se n’è fatto più nulla. A cosa è stato dovuto l’arenarsi di un progetto così importante?

Non c’è stata la volontà politica di farlo nel passato. La disponibilità di Ferrovie dello Stato c’è sempre stata ed è stata ribadita. Così come è stata accertata anche la disponibilità dell’Autorità Portuale di Napoli a riprendere un discorso che è strategicamente fondamentale per rilanciare la centralità del Porto di Napoli in un contesto logistico europeo ed extraeuropeo. Resta da verificare la posizione del Comune di Napoli che dovrà dirci se ha intenzione di accettare o meno questa sfida. Ed è proprio questo il senso della ricostituzione del tavolo tecnico, che dovrà provare a sciogliere i nodi del ragionamento e a far uscire dall’impasse l’interlocuzione tra tutti gli attori del progetto.

Perché la provincia di Caserta continua ad essere tagliata fuori da ogni iniziativa che riguardi il mare?

Ha ragione, ed è assurdo. Intanto, non devo certo ricordarlo io, abbiamo uno dei litorali più lunghi e potenzialmente più belli d’Italia. Ma manca una vera mentalità imprenditoriale dalle nostre parti: basti pensare che, in un momento storico in cui si va sempre più affermando la nautica da diporto, la nostra provincia, con 44 chilometri di costa, non ha porti a mare per le barche. E questo non è assolutamente concepibile se si guarda alla quantità di turisti che ogni anno prendono d’assalto le nostre cittadine balneari e a cui vanno assolutamente garantiti i servizi necessari a far si che poi ritorneranno. Stiamo lavorando affinché questo gap possa essere colmato in tempi brevi.

Eppure c’è un progetto messo su carta anni fa che riguarda il porto turistico di Pinetamare. Un cantiere a cielo aperto.

Un problema enorme che limita moltissimo lo sviluppo del nostro litorale. Se ne parla da decenni, ma allo stato attuale non vi è nulla di concreto. E questo è un altro deficit strutturale che non ci possiamo più permettere. Dalla posa della prima pietra ad oggi, sono passati quasi dieci anni e questo Porto Turistico noi non lo abbiamo visto sorgere. Anzi: la Società (la Mirabella spa, ndr) dovrà addirittura ripresentare il Piano Finanziario e la valutazione d’impatto ambientale. Il che significa altro tempo che non ci possiamo permettere di perdere. E’ il momento che la famiglia Coppola ci dica cosa ha realmente intenzione di fare. Perché altre città costiere sono pronte ad accettare la sfida e a realizzare in tempi certi e brevi questa opera da cui non possiamo più prescindere se vogliamo diventare una Provincia leader nel settore balneare, turistico, alberghiero e ricettivo.

Dice così perché sa che ci sono altri Comuni del litorale disponibili a ospitare l’opera, trovare investitori e realizzarla?

Le dico che ho diversi amici che sia a Cellole che a Sessa farebbero carte false per avere la stessa occasione che Coppola finora non ha colto.

Quali benefici verrebbero da una simile operazione se trovasse concretizzazione? E come cambierebbe il volto del Litorale domizio?

I benefici sarebbero enormi, in termini soprattutto di ritorno economico e turistico. Avere un porto a Castelvolturno significherebbe un passaggio di turisti e di imprenditori notevole, che vedrebbe centrale il nostro Litorale sia per chi viene dalle zone del napoletano ma anche per chi oggi fa riferimento al basso Lazio per la mancanza di una alternativa qui in Provincia di Caserta. L’incremento di una variegata utenza, dagli imprenditori agli appassionati ai turisti, porterebbe un significativo aumento anche delle strutture ricettive che andrebbero a soddisfare le richieste di soggiorno. Ed anche un aumento di investitori che guarderebbero con rinnovato interesse ad un Litorale che deve necessariamente sfruttare le sue potenzialità ed i fondi accessibili per diventare uno dei più gettonati d’Italia, considerando anche l’offerta diversificata di servizi, di percorsi naturalistici ed enogastronomici che possiamo vantare e che renderebbe dinamica la permanenza di quanti decideranno di passare qui da noi le loro vacanze.

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NAPOLI (cm) – Mille e duecento posti barca. Collegamenti in traghetto e aliscafo con le isole del Golfo di Napoli e le Pontine. Stazioni di servizio, luoghi e attrezzature per il rimessaggio, strutture ricettive: non che chi abbia pensato al del porto turistico di Pinetamare (a sinistra l’immagine del progetto) non lo abbia fatto in grande. Il punto è che siamo vicini a spegnere la decima candelina di ‘cantiere aperto’. E’ dal 2014 che, posata la prima pietra, la Mirabella spa, la società che dovrebbe realizzare il progetto, non va avanti coi lavori. Privando di fatto non solo il litorale domizio ma l’intera Campania e pure il basso Lazio di un’opera fondamentale per la nautica di diporto. Come si evince dalla mappa in alto a sinistra, solo la provincia di Caserta, in tutta la Campania, non ha un approdo turistico, lasciando scoperta una lingua di costa che, da Pozzuoli a Formia, è totalmente sguarnita. Realizzare il porto a Castelvolturno aiuterebbe anche a decongestionare il ‘traffico’ negli altri scali campani dove, al momento, è difficilissimo trovare un posto barca. C’è da dire che, davanti all’inattivismo dell’imprenditore Francesco Coppola, che ha avuto dalla Regione Campania la concessione per realizzare l’opera in project financing, la politica tace. Se chi guida adesso la Campania non interviene, l’affidamento in concessione di quella porzione di costa rischia, di trasformarsi in una ‘cessione’ (per oltre mezzo secolo) data con la benedizione di Antonio Bassolino. Indipendentemente da ciò che Coppola avrebbe dovuto fare (completare l’opera in 3 anni e gestirla per altri 57) e non ha ancora fatto, sembra che i 757.500 metri quadrati di area demaniale di Pinetamare che ha ricevuto siano destinati ineluttabilmente a restare ben saldi nelle sue mani fino al 2074 (se diamo per buona la data del 3 luglio 2014, quando fu aperto il cantiere) o fino al 2078 (se facciamo partire il countdown della concessione dal 18 ottobre 2018, quando alla Marina di Pinetamare sono state messe a disposizione tutte le zone su cui avrebbe dovuto operare).

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