L’intervista. Cirinnà: “Il Pd deve combattere la solitudine”

La parlamentare: "Va ricostruita una comunità anche con chi ci aveva abbandonato"

NAPOLI – Dici ‘Cirinnà’ e il pensiero va subito alla legge che, dal 2016, regolamenta le unioni civili tra persone dello stesso sesso. Ma dietro quella battaglia c’è una persona, Monica Cirinnà, che ieri, nel tornare in Campania, non ha potuto fare a meno di ricordare che tutto è iniziato proprio qui, a San Giorgio a Cremano, “con la celebrazione del matrimonio di Giorgio Zinno e il suo compagno”. Ma è solo uno degli argomenti toccati ieri con la senatrice del Partito Democratico: ad Ercolano per una iniziativa sui diritti civili organizzata dai Giovani Democratici, tra un caffè e l’altro, racconta a Cronache (nella foto in basso) le impressioni sul Congresso della Famiglia di Verona, la dialettica tra opposizione e governo, le aspettative in vista delle elezioni Europee.

Partiamo dalla notizia del giorno. L’ex procuratore antimafia Franco Roberti sarà il capolista del Pd al Sud. Come giudica la scelta che ha fatto il segretario nazionale Zingaretti?

Ottima. Una scelta importante: occorrono atti concreti sulla legalità. Questo governo scellerato ci ha imbonito parlando solo di sicurezza. Sicurezza non realizzata, perché sicurezza non è sinonimo di legalità, sicurezza non vuol dire rispetto delle regole, sicurezza spesso non vuol dire rispetto per la dignità delle persone. Un grande magistrato che si è impegnato nella lotta alle mafie è la persona giusta dire che il Pd vuole cambiare questi territori.

A Verona ha sfilato contro il Congresso della Famiglia. Teme che si possa mettere in discussione la legge sulle unioni civili e alcuni diritti oggi riconosciuti?

Voglio innanzitutto ricordare che le unioni civili vere sono iniziate con il matrimonio del sindaco di San Giorgio a Cremano, Giorgio Zinno. Torno qui, in questa meravigliosa Campania sempre con grande emozione. Ai signori oscurantisti di Verona voglio ricordare che la persona più felice al matrimonio di Giorgio era sua nonna, 101 anni. La famiglia è dove c’è amore, dove ci si sente uniti nelle diversità e nel rispetto della dignità di tutti. Ai signori di Verona posso dire che sono odiatori seriali. Io ho avuto la grande possibilità di scrivere una legge sull’amore. Loro sono persone che odiano l’amore, odiano le donne, odiano la libertà di scelta delle donne, odiano la libertà di poter divorziare, odiano l’orientamento sessuale diverso. Noi siamo per il rispetto e l’inclusione di tutte le famiglie.

Il cartellone “Dio, Patria, Famiglia: che vita di m…” è stato oggetto di milioni di polemiche ma ha visto Alessandra Mussolini concorde con lei. Lo rifarebbe?

Lo rifarei, certo. Io sono amica di tante donne di destra, ho lavorato in Senato con la Mussolini, con la Carfagna per le Unioni civili, con la Prestigiacomo. Sul tema diritti e donne la trasversalità è fondamentale.  

Lei ha sottolineato più volte che il governo Lega-5 Stelle ha prodotto poco per la cosiddetta famiglia tradizionale. Cosa intende dire?

E’ un governo che parla e basta, atti concreti per sostenere le famiglie non ne ha fatti. La Lega fa il bello e il cattivo tempo sui temi etici. Questo è un governo che ha un sindaco che alle porte di Verona ha fatto mangiare cracker e tonno a una bambina di una famiglia povera in ritardo con il pagamento della retta. Discrimina tutti in tutti i modi, anche i bambini, e non solo sulla base del censo come accaduto a Verona ieri, ma anche per il modo in cui sono nati. Si pensi alla questione di genitore 1 e genitore 2 sulla carta d’identità: pensiamo ai bambini in affido, agli orfani, a chi ha un solo genitore. Pensate quante diversità vengono introdotte da questa norma che serve a loro per dimostrare che sono per la famiglia tradizionale reintroducendo la dicitura ‘mamma e papà’ su un documento. Ma quale famiglia tradizionale? Nessuno di loro mi sembra legato a famiglie tradizionali. Non sono certo io a giudicare la vita personale degli altri ma almeno un po’ di coerenza quando si parla ci vorrebbe.

Luigi Di Maio ha preso le distanze dall’alleanza tra Salvini e l’ultradestra europea. I gialloverdi litigano spesso. Torneremo alle urne dopo le Europee?

No. Purtroppo è solo la campagna elettorale. Fingono di litigare, ma di fronte agli atti di governo vanno insieme e son d’accordo. E’ solo fuffa, solo fumo negli occhi degli elettori.

Veniamo alla sinistra. Chiamare gli altri populisti non basta. Di cosa ha bisogno il mondo progressista per diventare un’alternativa credibile a questo governo?

Se il Pd vuole tornare ad essere un grande partito popolare deve occuparsi prima di tutto della solitudine. Una solitudine che si è fomentata e che, se non compresa, sfocia in rabbia e insicurezza. Zingaretti sa bene come parlare alle persone rispetto a questo senso di vuoto e d’abbandono. Dobbiamo ripartire da una solidarietà civica che faccia di nuovo pensare agli italiani di avere un sogno collettivo, un obiettivo comune. Non ci si arriva mai da soli. Se saremo capaci di ricostruire una comunità, debellare la solitudine e fare in modo che dentro questa comunità ognuno si senta uguale agli altri, con pari dignità politica, potremo arrivare lontano.

Eppure c’è chi storce il naso, per non dire peggio, per le candidature di Articolo 1 nelle liste del Pd. Alleanza che sembra ormai fatta.

Prima di dare il mio giudizio aspetto le liste, sono in direzione. Le liste arriveranno già tra giovedì e venerdì prossimo. Proprio perché riteniamo che solo una sinistra larga possa ritornare a vincere va bene aprirsi, anche la candidatura di Roberti è un segnale in questo senso. Se poi qualcuno vuole punire gli amici di Articolo 1 per la scissione, io non porto rancore. Ho scritto una legge sull’amore, non favorisco certo i dissidi. Sono certa che Zingaretti saprà gestire questa fase complicata. Ma nessuno deve avere lo stigma addosso, sarebbe un errore.

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